Vegetazione, terreno, acqua ecco gli indicatori dell’apocalisse
Un incarico durato cinque anni, tempo sufficiente a monitorare il progressivo degrado del terreno, della vegetazione, dello stato della falda. Dal 2004 al 2010, cioè da quando iniziò l’inchiesta sulle attività di Cipriano Chianese e della Resit, società che avrebbe dovuto gestire la trasformazione in compost dei rifiuti organici, a quando lo studio è stato consegnato alla Procura antimafia di Napoli. Il risultato è una perizia documentata con oltre cinquecento pagine di analisi chimiche e merceologiche, il libro del sistematico attentato all’ambiente e ai territori di quella che fu la Campania Felix, oggi ridotta a campi ingialliti dai metalli pesanti. È firmata dal geologo toscano Giovanni Balestri, che l’ha depositata il 31 marzo 2010, ma è sostanzialmente ancora in itinere, suscettibile di aggiornamenti in corso d’opera almeno fino alla data del processo, non ancora fissata. Balestri ha studiato gli indicatori biologici della salubrità del terreno ed è arrivato a conclusioni drammatiche: la fine del mondo, salvo bonifiche radicali, sarà datata 2064. Cioè, quando le 14mila tonnellate di percolato prodotte dalle discariche saranno pentrate fino alla falda più profonda. Come anticipato il 28 maggio scorso da Il Mattino, è risultato che la falda acquifera dell’area a nord di Napoli e confinante con la provincia di Caserta - sostanzialmente coincidente con Giugliano, Villaricca, Villa Literno, Gricignano - contiene sostanze cancerogene. Scrive il geologo nella relazione: «Il ritrovamento in falda di sostanze cancerogene quali il tricloro e il tetracloro etilene direttamente e unicamente riconducibili alle attività delle discariche Resit in località Scafarea e alla tipologia dei rifiuti in essa smaltiti (...) comporta l’avvelenamento della falda acquifera sottostante gli impianti». Secondo Balestri, la contaminazione futura della falda acquifera si estenderebbe «sin oltre i confini provinciali interessando la popolazione di numerose masserie che utilizzano ancora i propri pozzi anche per l’uso alimentare personale. Ugualmente in zona si trovano numerose attività agricole e zootecniche che utilizzano l’acqua estratta da questa falda per l’irrigazione e il beveraggio». E ancora: «La contaminazione può raggiungere i numerosi fossi e canali risalenti alla rete idrica superficiale dei Regi Lagni, se in collegamento idrico diretto con la falda in questione». Il percolato, che in 23 anni di funzionamento degli impianti di smaltimento dei rifiuti, non impermeabilizzati, non è stato mai smaltito «attraverserà naturalmente il tufo sotto l’invaso in 79 anni dal loro inizio dell’accumulo (almeno dal 1985) nell’ipotesi più lenta». Come dire, l’apocalisse potrebbe arrivare anche molto prima.