Vongole al petrolio: dalle acque nere ai ristoranti
Vongole al petrolio in pescheria e nelle cucine dei ristoranti. Fiorisce il mercato nero dei frutti di mare. Pescatori subacquei di frodo in frenetica attività per soddisfare la crescente domanda di agosto. L'ultimo sequestro ieri mattina, nel cuore del porto di Napoli. Un marittimo in cassa malattia, con due complici, sorpreso a operare indisturbato con bombole, pinne e maschere nel fondale sabbioso sottostante ai traghetti della Tirrenia, all'Immacolatella Vecchia. Un bottino consistente, oltre cento chili di molluschi superinquinati, sottratti al giro commerciale dei tanti ristorantini tipici del capoluogo e del golfo che non esitano ad acquistare merce illegale, pericolosissima per la salute dei clienti, pur di risparmiare un gruzzolo di euro. L'inedito blitz (che rientra nell'ambito dell'operazione «mare sicuro» disposta dall'ammiraglio Domenico Picone, direttore del compartimento marittimo della Campania) è maturato nel corso di un servizio di controllo della Guardia Costiera. Insospettiti da una serie di movimenti nella zona degli approdi riservati ai grossi traghetti di linea nazionali, gli uomini della motovedetta comandata dal tenente Pasquale Lombardi hanno deciso di camuffarsi, fermandosi dietro le sagome delle altre navi, in attesa della risalita dei tre subacquei. Neppure dieci minuti dopo i tre pescatori di frodo sono infatti ricomparsi in superficie con il ricco bottino di vongole, pensando di averla fatta franca ancora una volta. I militari, invece, hanno avviato al massimo i motori, bloccando i sub prima del ritorno in banchina. Un motivo in più di sorpresa è arrivato quando al tenente Lombardi sono stati consegnati i documenti di riconoscimento. Come accennato, infatti, uno dei fermati è risultato essere un marittimo di Torre del Greco in cassa malattia (e perciò stipendiato al 75 per cento dalla sua compagnia di navigazione) fino al diciotto agosto. Disoccupati gli altri due. Immediata è scattata la denuncia per pesca di frodo in ambiti severamente proibiti. Sequestrati un gommone utilizzato per i trasferimenti a terra e le attrezzature per muoversi in mare, distrutto il bottino di molluschi. Oltre ai rischi per la salute pubblica, va considerata anche l'assurdità di bagnarsi e pescare in una zona così intensamente trafficata come quella del porto di Napoli, considerato uno dei siti più pericolosi d'Europa per la concentrazione dei veleni scaricati dagli sbocchi fognari e dalle stesse unità navali in transito. Accettando le proposte dei pescatori di frodo, commercianti senza scrupolo e ristoranti magari meno blasonati riescono a risparmiare più del 70 per cento delle spese per l'acquisto di cozze, vongole, prodotti ittici di scarsa qualità, non controllati e perciò micidiali per la salute pubblica. Un giro scandaloso, forse sottovalutato dalle autorità sanitarie responsabili dei controlli. Le vongole pescate nel porto di Napoli e in prossimità di altri grandi scarichi fognari sono commercializzate, di solito al prezzo non superiore di 4,5-5 euro al chilo, rispetto alle quotazioni di 20-25 euro riservate, anche nei mercati all'ingrosso, ai prodotti veraci di prima qualità. Le operazioni della Guardia Costiera, si spera con l'appoggio dei carabinieri del Nas, nei prossimi giorni non soltanto nel capoluogo, ma in tutte le località turistiche e nelle isole del golfo. La stessa attenzione che le autorità di polizia marittima continuano a dedicare in questi giorni alle paranze a strascico e alle cianciole, per limitare i danni delle stragi di novellame.