Caos rifiuti, incubo roghi nei campi di nomadi
Cartoline da panorami alieni: hai subito la consapevolezza che sarebbe meglio starsene alla larga con quei cumuli di rifiuti bruciati e, quindi, diventati «speciali», per cui è necessaria una particolare e costosa procedura per smaltirli. In via Cupa Perillo a Scampia, dove già alcuni mesi fa nei campi rom le montagne di immondizia furono date alle fiamme, c'è di nuovo il rischio che qualcuno sia tentato di ripetere l'operazione, come è già successo, per fortuna in proporzioni ridotte. E ancora una volta padre Domenico Pizzuti, il gesuita ormai portavoce del comitato "Cittadini, Associazioni e Rom insieme", lancia l'allarme, soprattutto al prefetto, per la «grave situazione determinatasi in seguito ai roghi di rifiuti non raccolti da mesi all'interno dei campi nomadi che ammorbano l'aria e preoccupano i cittadini per i danni alla salute». E' un problema che si trascina da tempo e che nel mese di luglio ha fatto registrare anche una denuncia alla Procura nei confronti dell'Asia e del Comune, sempre sottoscritta da padre Pizzuti, per la mancata raccolta dei rifiuti da mesi. Ma quel campo rom non autorizzato, sebbene sia presente da 25 anni, viene puntualizzato, non rientrava mai nel giro dell'Asia e solo dopo la denuncia, viene ricordato, si è provveduto alla raccolta degli inerti nel viale di accesso al campo, mentre «nella parte superiore dilagava un mare misto di rifiuti di ogni specie». E dopo? I rifiuti bruciati e, quindi, speciali, sono rimasti a fare da sfondo puzzolente e pericoloso. E su quanto tempo occorrerà ancora per liberarsene, per procedere a una bonifica totale, le ipotesi restano aperte, partendo però da una premessa: sarà una questione che per diversi motivi non si potrà risolvere in breve periodo. «Trattandosi di rifiuti speciali - fa rilevare l'assessore alla nettezza urbana e ai rapporti con l'Asia, Paolo Giacomelli - occorre un procedimento molto lungo per cui non è possibile indicare una data precisa; e intanto abbiamo inviato una lettera al prefetto sollecitando una maggiore vigilanza per evitare che si vadano a scaricare di nascosto rifiuti pericolosi». E quale risposta viene data dall'Asia a don Pizzuti dopo la denuncia alla Procura? Si ricorre a un linguaggio, per così dire, "burocratese", di quelli che fanno intravvedere un certo spiraglio ma che non tralasciano di sottolineare che la questione non è proprio facile: «Il management aziendale è impegnato a superare gli attuali problemi di tipo economico che negli ultimi mesi hanno rallentato le iniziative volte al raggiungimento degli obiettivi dichiarati; superato il problema della finanziabilità delle attività previste, l'azienda sarà in grado di rincorrere i risultati auspicati». E mentre l'Asia rincorre i risultati auspicati, padre Pizzuti e tutti gli 800 rom che vivono nel campo vorrebbero, invece, vederli concretizzati per questa estate. «Ma come si fa a non capire - viene evidenziato con forza - che è questione di salute pubblica, oltre che di civiltà? Si tratta di discarica a cielo aperto tra le baracche dove vivono famiglie con donne e bambini». E non pochi temono che possano ripetersi gli incendi. «Lo stato delle cose - si sottolinea - è uno specchio del disagio sociale della città in riferimento alla disponibilità di servizi essenziali, come la raccolta di rifiuti; è, quindi, preoccupante per manifestazioni di inefficienza, strani interventi come quello dei roghi e traffici vari». E si "confida" di poter arrivare a una situazione di normalità anche con la sistemazione di contenitori per sacchetti di rifiuti.