Toghe contro, si muove la Cassazione

Ricorso offensivo, pm antirifiuti sotto accusa

"Goffa l'analisi del riesame"
Scatta l'azione disciplinare per Noviello e Forleo
5 agosto 2010 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Non è piaciuta la parola «goffo», né il riferimento alla mancata lettura degli atti da parte dei giudici. Aggettivi e considerazioni usate nella vicenda giudiziaria del sequestro dei beni della Impregilo, che ora finiscono al centro di un procedimento disciplinare che vede «incolpati» due pm napoletani. Non è piaciuto quell’aggettivo: messo lì per replicare a una stroncatura da parte dei giudici del Tribunale del Riesame e tanto è bastato - quel «goffo» - per aprire un procedimento disciplinare e riproporre l’attenzione sul caso Napoli. Sotto accusa, e pronti ad esporre le proprie conclusioni difensive, ci sono i pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, vale a dire i titolari delle principali inchieste sulla gestione dell’emergenza rifiuti in Campania. Due pm da qualche giorno alle prese con rilievi sostenuti dalla Procura generale della Cassazione, organo titolare dei fascicoli che investono il campo disciplinare. La storia - facile capirlo - riguarda una delle inchieste più complesse imbastite negli ultimi decenni in Campania, vale a dire le indagini sulla gestione dell’emergenza rifiuti in Campania. Anzi: parliamo dell’inchiesta per eccellenza sulla gestione della crisi, che vede attualmente imputati gli ex vertici del commissariato antirifiuti - tra cui l’ex governatore Antonio Bassolino -, ma anche pezzi significativi dell’imprenditoria campana e nazionale. Un processo, due binari: da un lato le accuse a ex amministratori e commissari, dall’altro la richiesta di sequestro dei beni della Impregilo, colosso imprenditoriale attivo in Campania negli anni dell’emergenza. Ed è su quest’ultimo versante che si focalizza l’attenzione degli organi disciplinari. Sul tavolo del procuratore generale della Cassazione, finisce il ricorso firmato dai due pm della Procura di Napoli, per accertare se le espressioni usate siano più o meno consone alla dialettica interna a un procedimento giudiziario. Si torna a parlare di toni, di lessico, di aggettivi inseriti in fascicoli che dalla Procura passano alle Torri dirimpetto, vale a dire alle stanze di giudici preliminari o del Riesame. Pm contro giudici. E il caso scoppia quando è ancora viva l’eco di un’altra vicenda spinosa: quella del ricorso della Procura di Napoli alle assoluzioni dell’inchiesta Global service, con toni ed espressioni recentemente stigmatizzate dal capo dei gip Bruno D’Urso. Ma torniamo ai due pm del caso Impregilo. Ora, i due magistrati dovranno giustificarsi per quell’aggettivo usato per bollare l’interpretazione dei giudici del Riesame - collegio presieduto da Pierluigi Di Stefano -, che un anno fa bocciarono il sequestro di settecento e passa milioni di euro dalle casse di Impregilo. Stando al Tribunale del Riesame, infatti, i pm non avevano indicato la differenza tra profitto lecito e provento della truffa. E, in mancanza di una distinzione netta, il Riesame decise di revocare il provvedimento cautelare dei beni della Impregilo. Di qui, il ricorso per Cassazione nel quale spunta il termine incriminato: «goffa», per i due pm, è la giustificazione del collegio del Riesame nel revocare parte del sequestro. Ed è così che l’impugnazione della Procura arriva in Cassazione, che in parte accoglie il ragionamento dei due pm, anche se poi decide di non sorvolare su quell’aggettivo usato in Procura. Fatto sta che, al di là delle decisioni sul sequestro dei beni (questione ancora tecnicamente aperta), l’attenzione resta sul ritmo e sul lessico del ragionamento di Noviello e Sirleo. È così che l’iniziativa disciplinare viene proposta dal ministro della Giustizia, probabilmente dopo un rilievo della stessa sezione della Cassazione dinanzi alla quale si era discusso il ricorso del sequestro Impregilo. Un nuovo «caso Napoli», che ora obbliga i due pm a cambiare veste: e a passare nella stessa vicenda da grandi accusatori (in campo penale), a magistrati sotto accusa (in campo disciplinare).

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