Depuratori, l’ultima emergenza Hydrogest rescinde il contratto

Lungo contenzioso con la Regione
In cassa soldi per due mensilità impianti a rischio manutenzione
30 luglio 2010 - Franco Mancusi
Fonte: Il Mattino

Depuratori nel caos. Nuovi motivi di allarme per la salute del golfo partenopeo. La Hydrogest, che dal 2006 gestiva cinque dei ventuno depuratori campani, ha rescisso il contratto con la Regione, considerata inadempiente sul piano finanziario. Per l’impianto di Cuma le maggiori preoccupazioni, dopo la paralisi dell’anno scorso e le tormentate polemiche degli ultimi mesi. C’è motivo di temere il peggio. La Hydrogest ha fatto sapere di poter garantire l’ordinaria manutenzione dei depuratori per sei mesi, avendo però in cassa le somme relative ai soli stipendi di luglio e agosto per i centoventisei dipendenti di Cuma e i trecento degli altri quattro impianti di sua competenza ( Acerra, Marcianise, Napoli Nord, Regi Lagni). Se da Palazzo Santa Lucia non arriveranno altri fondi, insomma, il blocco delle attività sarà totale, con le conseguenze disastrose facilmente prevedibili per la sicurezza del nostro mare. Ma c’è di più. Le polemiche fra Regione e società di gestione di fatto hanno già bloccato da mesi il piano di ristrutturazione deciso dopo l’estate nera dell’anno scorso. Per far funzionare a pieno regime Cuma e gli altri quattro depuratori più importanti dell’area nord-occidentale, la Hydrogest avrebbe dovuto realizzare opere di potenziamento che in realtà sono rimaste progettate sulla carta. Sino ad oggi i depuratori sono riusciti a filtrare forse il cinquanta, sessanta per cento dei liquami diretti al mare. Considerando il caldo torrido e la lunga fase di stagnazione delle correnti, nel mese di luglio si può facilmente capire in quali condizioni avvilenti di degrado sia precipitato il golfo partenopeo. Cancelli sbarrati, ieri mattina, davanti all’impianto-pilota di Cuma. All’ultimo momento negata una visita guidata a un gruppo di studenti e militanti dei Verdi. Nessuna spiegazione ufficiale, nessun motivo apparente di tensione. «Soltanto grazie alla cortesia di un tecnico, in servizio di guardia al depuratore, siamo riusciti a sapere che la Hydrogest aveva ormai rescisso il contratto con la Regione, aprendo una fase di stallo preoccupante», precisa Francesco Borrelli, coordinatore regionale dei Verdi. Per la gestione ordinaria dei cinque impianti è necessaria una somma non inferiore ad un milione di euro al mese. Considerando la diffidenza già manifestata dai nuovi amministratori regionali, però, c’è il dubbio che altri fondi possano essere stanziati in tempi brevi alla società concessionaria del servizio più volte contestato. Ancora contrasti, polemiche, ricorsi giudiziari, dunque, mentre l’ammalato, cioè il golfo di Napoli, rischia di morire. «La cosa forse più grave è che dal 2004 la Regione avrebbe dovuto predisporre un piano per la bonifica dei tratti costieri più inquinati», denuncia il professore Enzo Saggiomo, ricercatore della Stazione Zoologica di Napoli. «Un piano mai presentato. Sei anni di paralisi, che ci hanno fatto perdere finanziamenti importanti per poter arrestare il degrado del nostro ambiente». I pochi fondi a disposizione sono stati sperperati in mille rivoli, per l’acquisto di battelli e automezzi non sempre indispensabili, per pagare stipendi e consulenze in parte ingiustificabili, per rispondere ad esigenze municipalistiche in qualche caso inconfessabili. Nessuna replica, per il momento, dall’Arpac e dalla giunta regionale.

Powered by PhPeace 2.6.4