Ortaggi avvelenati

Acque tossiche per innaffiare campi d'insalata

Aziende agrigole utilizzate per smaltire rifiuti pericolosi
In manette tre gestori
28 luglio 2010 - Francesco Ferrigno
Fonte: Il Mattino

Castellammare. La pala dell’escavatrice si immerge in quella che sembra melma: quando riemerge porta con sé lastre di amianto, barattoli di vernice e plastiche, una poltiglia scura e nauseabonda. Il tutto, in una terra dedicata alle coltivazioni di prodotti tipici da vendere nei mercati regionali e nazionali. È solo una delle tante immagini divulgate dalla guardia costiera di Castellammare, immagini che hanno consentito di portare a termine ieri l’operazione denominata «Triangolo delle Bermuda». Capi irrigati con acque avvelenate Un disastro ambientale senza precedenti nel vesuviano che coinvolge direttamente tre Comuni prevalentemente vocati all’agricoltura: Boscoreale, Poggiomarino e Striano. Qui è stata scoperta un’associazione a delinquere che si occupava di far «scomparire» (come il famigerato Triangolo nell’Atlantico fa con navi e aerei, appunto) più di 6mila tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi, tombandoli e interrandoli nei fondi agricoli. L’operazione di polizia giudiziaria ambientale, coordinata dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata ed eseguita dalla guardia costiera stabiese e dal nucleo ambientale della polizia di stato, ha portato all’arresto all’alba di ieri delle tre persone che gestivano il terreno incriminato, al confine tra Boscoreale e Poggiomarino, e al sequestro di un fondo agricolo di due ettari e di quattro autocarri e mezzi agricoli. I numeri dell’attività parlano di 30 tra militari e agenti e 10 radiomobili impiegati. A finire in manette per associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale sono stati: Tommaso Guadagno, 76 anni, titolare dell’azienda agricola «Guadagno Lavorazione e trasformazione di prodotti ortofrutticoli» di via Fornillo a Poggiomarino e gestore del fondo agricolo; Pasquale Guadagno, 49 anni, proprietario del fondo agricolo e collaboratore dell’azienda di famiglia; Vincenzo Manzo, 60 anni, di Terzigno, collaboratore dell’azienda agricola. Sarebbe stato proprio quest’ultimo, secondo le indagini, a guidare gli automezzi e a scaricare i materiali direttamente nel terreno a qualsiasi ora del giorno e della notte. Quella in questione, è una terra inquinata senza possibilità di ritorno, né di bonifica: l’interramento dei rifiuti ha provocato un avvelenamento della falda acquifera sottostante, dei pozzi d’acqua per irrigare i campi e quindi delle coltivazioni, ortaggi e verdure, destinate ai mercati di mezza Italia. C’è voluto un anno di indagini coordinate dal procuratore aggiunto Raffaele Marino e portate avanti dai militari agli ordini del comandante Demetrio Antonio Raffa che tramite microcamere in punti strategici, pedinamenti e sopralluoghi hanno portato alla luce l’imponente traffico illecito di rifiuti gestito dalle ecomafie. Con il sistema architettato, i rifiuti pericolosi venivano mescolati di volta in volta con gli altri rifiuti speciali provenienti dalla lavorazione dei prodotti delle aziende ortofrutticole coinvolte, caricati sui camion e trasportati nel fondo accuratamente chiuso e recintato. Qui erano stati realizzati degli enormi canaloni per un totale di 7mila metri quadrati destinati a raccogliere i carichi di rifiuti che in essi venivano sversati: man mano che i canaloni si riempivano di amianto, oli esausti, vernici, diluenti, solventi, scarti vegetali, plastica, pneumatici, questi venivano interrati e ne venivano realizzati parallelamente degli altri. Nelle prossime ore partirà la seconda attività, in collaborazione con l’Arpac, legata a «Triangolo delle Bermuda», incentrata sul controllo dei fondi dell’area coinvolta nel disastro. Prevedibili i sigilli ad un’area molto ampia non più coltivabile, con grosse conseguenze sul settore agricolo. «Non c'è mai fine al cinismo e alla violenza dei criminali dei rifiuti, dopo il concime alla diossina ecco le insalate tossiche. In Campania oltre 700 milioni di euro il giro d'affari annuo dell'ecomafia dei rifiuti», è il commento del presidente di Legambiente Campania, Michele Buonomo. «Per anni - dice Buonomo - abbiamo assistito al concime alla diossina sparso sui terreni della provincia di Napoli e Caserta, oggi il menù ci offre come varietà l'insalata tossica che frutta ai delinquenti 700 milioni l’anno».

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