In prefettura il dossier depuratori
Servono 110 milioni, appello al Governo
Non sarà facile ripulire il mare di Napoli e dintorni: la manutenzione manca da anni e quindi i depuratori funzionano poco e male. Servirebbero almeno 110 milioni di euro per completare i collettori di Gragnano, Napoli Orientale, Napoli est, San Giovanni a Teduccio e Torre del Greco, soldi che non sarà facile reperire. Risulta dallo screening effettuato dalla prefettura nel corso della riunione del 16 luglio alla quale hanno partecipato anche l’assessore regionale all’Ambiente Giovanni Romano e quello del Comune di Napoli, Gennaro Nasti. Nella regione esistono cinque impianti affidati alla Hidrogest: Acerra, Foce Regi Lagni, Marcianise (sequestrati dalla procura di Santa Maria Capua Vetere), Cuma e Napoli nord. Sette sono invece gestiti dalla Regione: Napoli est, Foce Sarno, Area nolana, Nocera superiore, Angri e Alto Sarno che comprende le strutture di Mercato San Severino e Solofra. Tutti gli altri depuratori sono gestiti da Comuni o consorzi di Comuni. La Regione ha già messo sul piatto 50 milioni e potrebbe chiedere al governo di intervenire per recuperare gli altri soldi o accendere un mutuo in proprio per poi rivalersi sullo Stato. Proprio ieri ha stanziato 6 milioni e 400 mila euro per il completamento del collettore di Gragnano che accoglie le acque reflue di sei comuni (Gragnano, Casola, Lettere, Santa Maria la Carità, Pimonte e Castellammare) e le trasferisce all’impianto di depurazione di Foce Sarno, attualmente in corso di rimessa a punto per iniziativa del Commissariato per l’emergenza bonifiche. Ma, al momento, la situazione resta nel complesso critica. Ecco perché. Impianto di Cuma. Sono stati completati i lavori di adeguamento, al momento funzionano sette delle 14 vasche di ossidazione mentre è in funzione una sola delle 4 centrifughe previste per il sistema di disidratazione dei fanghi e quindi si dilatano i tempi di lavorazione. Andare avanti non sarà facile: è in corso una vertenza tra Regione e Hidrogest, la società finita sotto inchiesta perché gli impianti che gestisce secondo i magistrati più che pulire le acque le sporcavano. Una soluzione non sembra a portata di mano: la Regione dovrebbe decidere entro la fine del mese se arrivare a una transazione con l’azienda o rompere il contratto. Foce dei Regi Lagni. Dopo l’intervento della magistratura sono state realizzate le opere urgenti per l’aerazione e disidratazione dei fanghi, ma per far funzionare a pieno ritmo l’impianto e ottenere l’autorizzazione allo scarico bisognarà adeguarlo ai nuovi parametri di legge. Per il momento è stato preparato con il custode giudiziario un piano per monitorare la qualità degli scarichi. Napoli est. È sospesa la procedura di concessione per la progettazione, la realizzazione e l’adeguamento degli impianti. Anche in questo caso gioca la mancanza di fondi: attualmente i liquami vengono depurati solo parzialmente, poi vengono portati al largo da una condotta sottomarina. E non solo: ci sono anche molti scarichi di privati che sversano direttamente nel porto. Depuratore di Ischia. Da tempo si lavora al depuratore in località San Pietro che dovrebbe servire i comuni di Ischia e Barano ma le opere sono state rallentate dal ritrovamento di reperti archeologici, ora i tecnici ipotizzano la fine dei lavori per il 2010. Quando entrerà in funzione pulirà il 60 per cento delle acque reflue. Per il restante dovrebbero essere completate le reti fognarie e dovrebbero essere realizzati altri due impianti per i quali, però, esiste solo un progetto preliminare. Impianto Occhio Marino, Capri. I lavori attualmente in corso dovrebbero essere ultimati nelle prossime settimane. Solo a quel punto l’impianto sarà a norma e potrà essere presentata alla Provincia una richiesta di autorizzazione. Impianto Comof, Monte Faito. Dovrebbe passare all’Ato3 ed essere gestito dalla Gori che dovrebbe, però, rilevare anche il personale. Ma l’impresa ha più volte sottolineato di avere già dipendenti in esubero.