Discarica Coroglio tra i rifiuti le sedie del San Paolo

24 luglio 2010 - Gerardo Ausiello
Fonte: Il Mattino

Dovrebbe essere la cartolina di Napoli e invece è il regno del degrado. Siamo a Coroglio, Posillipo, zona occidentale. In qualsiasi altra città del mondo in un posto del genere ci sarebbero centinaia di turisti, bar sulla spiaggia, ristoranti e alberghi a cinque stelle. Ci sarebbero musica e animazione fino a tarda sera, sdraio e cocktail alla frutta, vitalità e benessere. Ora guardate le immagini, impietose, che pubblichiamo accanto. Siamo in riva al mare, le barche sgomitano per qualche metro in più ma qui il mare non esiste. Sedie del San Paolo È off limits da troppi anni. Il divieto di balneazione campeggia fiero, incontrastato, ed è un monumento all’incuria. Una signora lo sfida e, armata di panini e ombrellone, attraversa decisa un’area vietata per strappare qualche raggio al sole. Qualche metro più in là alcune famiglie cercano un po’ di relax con asciugamani, cruciverba e abbronzante. Un improvvisato bagnino tenta di sbarcare il lunario. Tutt’attorno solo immondizia ma loro non se ne curano perché i napoletani, si sa, sono capaci di adattarsi a ogni condizione. Soffrono e resistono, tirano a campare. Ciò che è impossibile non vedere sono i rifiuti. Rifiuti ovunque, rifiuti di tutti i tipi, proprio accanto all’austero cartello che impone decoro. Ma è un optional. Materassi, cartoni, persino bombole d’ossigeno e giocattoli di bambini che nel frattempo saranno diventati almeno adolescenti. Ha ragione Guido Bertolaso quando dice che Napoli è ordinariamente sporca. Sarà passato anche da Coroglio, dove il senso unico alternato doveva essere temporaneo ed è diventato l’unica certezza di fronte agli infiniti lavori di sistemazione del costone che crolla puntualmente. Qui Cristo non si è fermato. Probabilmente non c’è mai stato. E si vede. Eppure, in questo inferno, qualcuno ha trovato la voglia di essere romantico. Un lui che ha scritto sul muro alla sua lei che lo completa. La forza dell’amore. È di questi giorni la notizia della ristrutturazione dello stadio San Paolo, che assumerà un aspetto più dignitoso, più adatto alla competizione europea che gli azzurri si apprestano ad affrontare. Tra l’altro, sono stati gettati i sediolini rotti e vandalizzati dai tifosi nel corso degli anni, finora conservati in deposito. Dove sono finiti? Eccoli, proprio a Coroglio. Inconfondibili per chi è stato anche solo una volta nell’impianto sportivo di Fuorigrotta, il tempio dei tifosi del Napoli, teatro delle gesta dei nostri gladiatori e di un passato eroico, che si può riassumere in tre parole: Diego Armando Maradona. Ebbene le poltroncine rosse, non si sa per quale scherzo del destino, sono finite in questo luogo meraviglioso ma purtroppo abbandonato al proprio triste destino. Sono lì, e chissà per quanto tempo ancora ci resteranno. Accanto ci sono anche decine di bidoni per la differenziata, ancora integri. Il quadro della desolazione si estende fino a Nisida, in una linea immaginaria che potrebbe essere la nuova via dell’oro mentre oggi è una misera strada di rifiuti, rifugio di senzatetto e disperati. Qui, almeno, un tetto c’è, anche se pericolante: è quello dell’ex lido Pola, un tempo frequentato da napoletani a caccia di avventure e tintarella e ora vuoto, sporco e orribilmente decadente. Se ti affacci da una delle finestre ti investe un panorama mozzafiato. Per una vista così bisognerebbe far pagare il biglietto. Di certo, però, oggi potrebbe essere al massimo il set di un film horror. Almeno così avrebbe una mission, un suo perché. Da Nisida la discarica a cielo aperto raggiunge Scampia. Ora siamo nell’area nord, descritta nei romanzi come il covo di spacciatori, camorristi e giovani senza sogni. Fa caldo e i cumuli di rifiuti, difficili da rimuovere perché misti, sono ancora più pesanti del solito. Frigoriferi, pneumatici, amianto. Terreno fertile per topi e insetti. Gli abitanti della Vela Azzurra sono stanchi del degrado e scendono in strada. Scattano le barricate, qualcuno incendia dei cassonetti. Sul posto arrivano poliziotti e vigili urbani. Ma oggi qui c’è solo tanta disperazione, nessuna voglia di gesti da prima pagina. «Abbiamo denunciato questa vergogna alla Questura - dice la signora Ornella, che abita al piano rialzato - I nostri figli si ammalano e non possono giocare neppure al pallone». Ma, forse, chiedere un po’ di normalità nella città di Pulcinella è pretendere troppo. E il sogno di una Napoli migliore? È lì, dimenticato nel cassetto.

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