"Depuratori ko un disastro annunciato"
"Le alghe, non è solo colpa del caldo"
I termini sono quelli del disastro ambientale. Con un battello della Stazione Zoologica Anton Dohrn da un capo all’altro del golfo di Napoli alla ricerca della marea gialla che soffoca le coste. «Un fenomeno imprevedibile, dai contorni poco chiari. Al momento non possiamo dire con certezza come sia cominciato e quando finirà», spiega il professor Enzo Saggiomo, ricercatore della prestigiosa struttura scientifica partenopea, massimo esperto del settore Ecologia Costiera.
Quali rischi corre chi fa il bagno nelle zone più colpite dalla mucillagine?
«Nessun rischio per la salute, voglio dirlo con chiarezza. Si tratta di fioriture algali forse anomale, ma non tossiche. Per l’ambiente marino, però, le conseguenze sono micidiali».
Colpa del clima torrido?
«Soltanto in parte. Le caratteristiche del nostro golfo sono particolari. L’aumento delle temperature provoca una stasi dei flussi di circolazione delle acque. In questi giorni abbiamo registrato sbalzi fino a 29 gradi in superficie, valore assolutamente anomalo. In più c’è il problema degli scarichi e della pessima o inesistente depurazione».
Torniamo alle solite. Dopo la crisi drammatica dell’estate scorsa, non si è fatto molto per il depuratore di Cuma...
«Direi proprio di no. Le acque scaricate in mare continuano a essere inquinate. Ma non c’è soltanto il problema del depuratore di Cuma. Molti impianti, in particolare sul tratto della costa vesuviana, non funzionano affatto. Per non parlare delle piaga ormai antica della foce del Sarno, il fiume più avvelenato d’Europa, della cloaca corrispondente al porto di Napoli, ai Regi Lagni, alle lagune dell’area flegrea, ai fiumi del Casertano».
Sta parlando di un disastro annunciato?
«Direi proprio di sì. Personalmente ho partecipato ad alcuni convegni nel corso dei quali i sindaci delle località costiere non hanno esitato a ribadire i pericoli dei mancati interventi di risanamento della rete regionale di depurazione, non soltanto nei tratti di Caserta e di Napoli, ma anche di Salerno e del Cilento. Tutto è rimasto fermo. Soltanto documenti bloccati sulla carta».
Ora cosa si potrà fare?
«Forse è giunto il momento delle responsabilità e degli interventi, operando con provvedimenti d’urgenza. Aspettare con fatalismo i cambiamenti del tempo e l’arrivo di correnti favorevoli sarebbe assurdo».
Perché la massima concentrazione delle mucillagini si registra sul tratto della costa vesuviana?
«Per gli effetti stagnanti delle correnti, certo. Ma soprattutto per i problemi della scarsa efficienza di una rete di depurazione vecchia e fatiscente».
Turismo e pesca sono in ginocchio. La comunità scientifica non riesce a farlo capire agli amministratori della Regione e degli enti locali?
«Evidentemente no. Ricordo l’enfasi delle polemiche, degli appelli, degli incontri pubblici nei giorni dell’emergenza provocata dalla paralisi del depuratore di Cuma. E poi gli impegni solenni, le promesse di risanamento a tutto campo. Risultato zero. Siamo al punto di crisi dell’anno scorso. Per i golfi di Napoli e di Salerno un’anomalia quasi diventata regola».