Rifiuti e rischio tumori, si indaga anche a Napoli

Il procuratore aggiunto De Chiara: "Fronte comune con Caserta, incroceremo i dati"
19 luglio 2010 - Daniela De Crescenzo
Fonte: ll Mattino

«Organizzeremo al più presto un incontro con la procura di Santa Maria Capua Vetere per mettere insieme i dati in nostro possesso»: il procuratore aggiunto dell’ufficio inquirente napoletano, Aldo De Chiara, è pronto a creare un fronte unico contro i reati ambientali che, lo ha dimostrato l’indagine dell’organizzazione mondiale della sanità, rafforzano enormemente il rischio tumori. Già i magistrati di Santa Maria che si occupano di questo tipo di crimini con in testa il procuratore Corrado Lembo, hanno inviato alla seconda università di Napoli, all’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e al ministero dell’Ambiente un documento che prevede un pool di esperti per monitorare il territorio campano nei suoi siti più a rischio. Sarà firmato un protocollo d’intesa sui crimini ambientali che coinvolgerà ovviamente la procura, ma anche le forze dell’ordine, la guardia forestale, la capitaneria di porto, il ministero e l’università. Partirà, quindi, per la prima volta in Italia un largo fronte per battere i crimini ambientali che terrà conto anche dei dati epidemiologici che, bisogna ricordarlo, sono estremamente allarmanti. «È utile avere una visione più completa per elaborare una risposta più efficace - spiega De Chiara - Il problema resta quello di individuare i rapporti tra l’insorgere delle patologie e le azioni di chi delinque». Perciò la procura napoletana è pronta ad affiancarsi a quella di Santa Maria Capua Vetere. I pm già nei mesi scorsi avevano lanciato un’allarme inviando al Comune e alla Regione la relazione del geologo fiorentino Giovanni Balestri sull’area della ex Resit, la discarica gestita dal pluriinquisito avvocato di Parete Cipriano Chianese. Il pentito Gaetano Vassallo aveva raccontato che là erato stati seppelliti veleni provenienti da tutt’Italia a partire dai fanghi dell’Acna di Cengio. E l’inquietante relazione di Balestri ha confermato il disastro. Scrive infatti l’esperto: «Il ritrovamento in falda di sostanze cancerogene quali il tricloro e il tetracloro etilene direttamente e unicamente riconducibili alle attività delle discariche Resit in località Scafarea nel giuglianese e alla tipologia dei rifiutiin essa smaltiti...comporta l’avvelenamento della falda acquifera sottostante gli impianti». Mentre la Procura resta in attesa delle relazioni degli amministratori, i pozzi restano aperti e le acque ricche di sostanze cancerogene continuano a irrigare le estese coltivazioni di frutta e verdura i cui prodotti vengono poi venduti nei mercati di Giugliano e di Fondi e finiscono così sulle tavole di tutta la penisola. Solo una decina di giorni fa il sindaco Giovanni Pianese ha scitto alla Asl Napoli2 per chiedere le analisi e ha ordinato ai proprietari dei pozzi di far svolgere in proprio gli accertamenti presso laboratori riconosciuti e presentare i risultati al Comune: il sindaco, infatti, è la massima autorità sanitaria sul territorio. Intanto l’assessore Romano ha ottenuto uno stanziamento che di 50 milioni per avviare la bonifica mentre i primi risultati degli accertamenti svolti dalla Sogesid, l’azienda pubblica che si occupa di tutela del territorio, »confermano la drammaticità della situazione. Quello ambientale, dunque, continua a essere un fronte caldo, caldissimo e l’area a Nord di Napoli e a Sud di Caserta resta l’epicentro di una catastrofe annunciata di fronte alla quale i magistrati di Santa Maria Capua Vetere stanno organizzando un ampio fronte. E anche i Pm di Napoli sono pronti a mobilitarsi. I riflessi dei reati ambientali sulla popolazione civile, infatti, sono enormi: la repressione, in questo campo, deve più che mai essere coniugata alla prevenzione.

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