Sullo sfondo l’affare bobcat: una notte di servizio con le pale meccaniche costa migliaia di euro

Furti di cassonetti a Chiaia, si indaga sulle gare

Un mese fa l'ìappalto per acquistare 2500 nuovi contenitori
18 luglio 2010 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Ogni missione di una macchina spalarifiuti costa fino a seicento euro. Soldi staccati dall’Asìa per far fronte a «un’emergenza» tutt’altro che improvvisa, che si ripete da mesi al centro e in periferia: la scomparsa dei contenitori della spazzatura, l’improvvisa volatilizzazione dei cassonetti piazzati in strada a raccogliere rifiuti. Spariti all’improvviso, c’è un’emergenza che costringe a staccare nuovi assegni. E a convocare ditte specializzate nella fornitura di «bobcat», pale meccaniche per il movimento terra dei rifiuti lasciati in strada in mancanza di contenitori della spazzatura: ed è qui che il tetto di spesa sale a dismisura. Seicento euro per un solo servizio di raccolta fanno migliaia di euro ogni notte, se si calcola che i «bobcat» entrano in scena in più punti della città. È così che nel giro di pochi mesi sono diventate centinaia di migliaia gli euro per un servizio di ripiego su cui c’è chi ha deciso di vederci chiaro. Da mesi, infatti, la storia dei cassonetti scomparsi (rubati? Incendiati? Rimossi?) è al centro di un’inchiesta della Dda di Napoli. Indagano i carabinieri del comando provinciale del colonnello Mario Cinque e della compagnia rione Traiano del capitano Federico Scarabello. Ci sono un paio di novità. La prima: denunce di cassonetti spariti all’improvviso si cominciano a registrare anche nelle strade bene di Napoli, a Chiaia in particolare. La seconda: l’attenzione degli inquirenti si è spostata dalla strada al fronte istituzionale, dalla monnezza in accumulo sul marciapiede all’ultima gara d’appalto per l’acquisto di cassonetti in città (2500 contenitori, più 2500 in opzione. Una gara scaduta da un mese, lo scorso 23 giugno l’apertura delle buste. Ma partiamo dall’ultimo dato in materia di denunce: giovedì scorso è stato il presidente della Municipalità Chiaia a segnalare il caso ai carabinieri. Via Chiatamone 53/E, angolo rampe di Pizzofalcone: è qui che qualcuno si è preso la briga rimuovere tre dei quattro contenitori presenti (nelle ultime ore è stato piazzato un secondo cassonetto di sostegno). Qualcosa di simile è accaduto anche alla Torretta. Domande: che succede nei giorni del grande caldo? Chi si diverte a portare via contenitori? Chiara l’ipotesi investigativa, coltivata dal pm anticamorra Antonello Ardituro: c’è chi ha interesse a creare caos e lo fa con un interesse economico prim’ancora che politico. Incassare soldi - procedura d’emergenza assicurata - quando si tratta di sostituire cassonetti o intervenire con servizi di ripiego. Ipotesi tutta da verificare, che vede al momento l’Asia - municipalizzata del ciclo di raccolta - nel ruolo di parte offesa. Indagini a tappeto, ci sono riscontri concreti: sono centinaia i cassonetti della spazzatura svaniti da gennaio a marzo a Pianura, Soccavo e a Poggioreale - i mesi del picco - con un andamento che si ripropone oggi anche al centro. Chiaia, Mergellina: proprio nei giorni del grande caldo, quando basta bloccare per un giorno la raccolta per ottenere (con il minimo sforzo) il massimo risultato in termini di degrado e di caos. Marketing alla rovescia. L’inchiesta va avanti, si arricchisce di fotografie, di acquisizioni documentali, di riscontri sul posto. Agli atti, la denuncia del consigliere comunale Emilio Di Marzio (Pd), che ha sollevato il caso puntando soprattutto alla zona flegrea. Sua l’interrogazione ai vertici Asìa, che ha fatto emergere la consistenza economica di un’emergenza che da mesi - in modo tutt’altro che imprevedibile - si ripercuote sulle casse comunali: soldi per acquistare cassonetti spariti, assegni da staccare quando di notte entrano in azione le pale di rimozione a terra. Soldi certi - vista la necessità di tutelare la salute pubblica - gestiti a trattativa privata, chiamando di volta in volta aziende specializzate nella rimozione dei rifiuti a terra.

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