Pianura nell’incubo diossina, ancora in ritardo i test-verità

Sospetto di contaminazione anche del latte materno. Lo screening rimasto nei cassetti
18 luglio 2010 - Tullio De Somone
Fonte: Il Mattino

Se il Casertano piange e versa lacrime, Pianura non ride affatto. Il vasto quartiere periferico napoletano, in tema di smaltimento illecito di rifiuti, è stato e resta in prima linea per i danni provocati dalla discarica abusiva in contrada Pisani. Verifiche e valutazioni sull’impatto ambientale, dopo le reiterate proteste dei residenti, bombardati da allarmismi di ogni sorta sul fenomeno della contaminazione, si sono susseguite nel tempo. A cominciare dai test sulla diossina, avviati nel marzo 2008, con una decisione assunta dalla commissione regionale di esperti che venne convocata dall'allora assessorato alla Sanità per predisporre, appunto, uno screening nel quartiere, con la valenza scientifica di un’indagine epidemiologica. «Così anche a Pianura si inizia ad affrontare il problema in modo scientifico», ebbe a dire il responsabile della commissione regionale, Antonio Gambacorta. Gli accertamenti della presenza di diossina nei rifiuti smaltiti clandestinamente vennero poi inglobati nel «Sebiorec», ovvero lo studio di ricerca organizzato dall'assessorato con l'Istituto superiore della Sanità, l'Istituto di Fisiologia clinica del Cnr, l'Osservatorio epidemiologico e le Asl. Un progetto, quest’ultimo, ritenuto dagli esperti decisivo per svelare il nesso tra rifiuti e salute, insomma la più vasta ricerca in materia mai realizzata prima in Italia. E così il campione di Pianura si aggiunse ai test già predisposti in tredici comuni della provincia di Napoli e Caserta per un totale di circa ottocento residenti. A Pianura gli abitanti furono selezionati in relazione al diverso livello di contaminazione ambientale. L’obiettivo dello studio era di verificare se l’inquinamento da rifiuti abbia aumentato l’esposizione dei residenti alle sostanze tossiche (metalli pesanti e diossina per l’appunto) e se si fossero rivelati più alti i rischi per la salute pubblica. Nel contesto dello studio «Sebiorec», seguendo la cronologia degli interventi, vennero poi messi in lista di attesa prioritaria anche i primi risultati del monitoraggio sul sangue e il latte materno, conclusioni attese invano e prolungatesi nel tempo, e che riguardavano ancora dati scientifici sulla relazione tra inquinamento ambientale e stato di salute della popolazione. I ritardi in questo tipo di screening voluto dalla Regione per individuare l'eventuale concentrazione di diossine, sostanze inquinanti, metalli pesanti nel sangue umano e nel latte materno, trovarono una «logica» anche nella risposta della popolazione, nonchè nelle diverse sensibilità maturate nei lunghi periodi dell'emergenza rifiuti e nella scarsa volontà civica di partecipazione emersa nonostante la privacy fosse stata garantita. Insomma, una lunga scia di verifiche e controlli sull’inquinamento ambientale dovuto allo smaltimento di rifiuti di ogni genere in sversatoi non autorizzati, test e accertamenti per lo più ostacolati e che non hanno prodotto ancora una conclusione certa e definitiva. Il tutto, mentre il capo della Procura di Santa Maria Capua Vetere ha avuto il tempo di sottolineare, nel proporre l’idea di varare delle mappe di criticità ambientali, «l’assenza a tutt’oggi di uno studio organico che approfondisca i dati emersi con le varie ricerche scientifiche che arrivano sulle nostre scrivanie, il che è essenziale per capire come e quando deve avvenire la bonifica di un territorio».

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