"Troppi veleni così si aggravano le patologie"
Il professore Donato Greco, consulente dell’Istituto Superiore di Sanità, tra i più autorevoli esperti di prevenzione ed epidemiologia, già direttore del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie, è prudente nel ratificare la stretta correlazione tra l’incremento di tumori e la presenza di rifiuti «intombati» nel Casertano. Specializzato in malattie infettive e tropicali, igiene e medicina preventiva e statistica sanitaria, per anni si è formato all’estero, da Londra, ad Atlanta, da Mosca a Ginevra. Già assistente nel reparto di Malattie Infettive del Cotugno è stato dirigente di Ricerca presso il Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’anno dell’emergenza rifiuti a Napoli ha collaborato col commissario straordinario De Gennaro.
Professore, da un dossier nelle mani della magistratura di Santa Maria Capua Vetere si deduce che l'incremento di tumori nel Casertano è riconducibile allo smaltimento illecito di rifiuti che, per anni, le aziende consorziate spesso in odore di camorra, hanno «intombato» nei terreni dell'agro Aversano e del litorale Domizio. Lei ritiene che questa correlazione abbia fondamenti concreti?
«Innanzitutto voglio precisare che una cosa è il rapporto scientifico, un’altra il linguaggio giornalistico. Sicuramente in una certa area del Casertano l’incidenza di alcuni tumori è più elevata che altrove. In particolare il tumore del fegato e del polmone. Ma questo è in gran parte giustificato dall’elevatissima incidenza passata di epatite b. In provincia di Caserta, infatti, c’è la più alta incidenza d’Europa di epatite b che, in grossa percentuale, porta al tumore del fegato».
E il tumore al polmone?
«L’alta incidenza del tumore al polmone, invece, è legata all’altissima presenza di fumatori. In provincia di Caserta è la più alta d’Italia. Inoltre si registra in quell’area un eccesso di mortalità per cause cardiovascolari che sappiamo bene è legata all’alimentazione e alla sedentarietà: le donne casertane sono tra le più obese del Paese».
Insomma non si sente di ammettere che la presenza di un certo tipo di malattie dipenda dai rifiuti intombati?
«Nel mondo scientifico non abbiamo ancora una chiara eziologia per certi tumori. Comunque di certo non possiamo escludere un eventuale ruolo dell’inquinamento ambientale nell’acuirsi di certe malattie. Non è un’ipotesi solo napoletana ma un discorso mondiale. In Campania abbiamo la fortuna di avere tre registri di tumori, vale a dire tre gruppi che registrano sistematicamente i casi di neoplasie. Ebbene queste ricerche non hanno registrato eccesso di linfomi e leucemie negli ultimi dieci anni».
Dal dossier emerge anche che alcune malformazioni alla nascita nel Casertano sarebbero superiori dell’80 per cento rispetto alla media regionale.
«Anche questo è possibile. Ma anche in questo caso l’ipotesi iniziale è da provare. Comunque, ripeto, bisogna fare una distinzione tra linguaggio scientifico e linguaggio giornalistico. Il primo è fatto di certezze. Concludendo: il messaggio da consegnare è che la gestione criminale dei rifiuti industriali e domestici va severamente controllata. Una buona gestione non farà male a nessuno. D’altra parte non è un caso che certe nefandezze, dal punto di vista dello smaltimento dei rifiuti, si siano verificate in aree con altissimo livello di criminalità, analfabetismo culturale, assenza di scolarizzazione».