Piano Rifiuti, Sos dalla Regione: "Serve la proroga"
La proroga di un anno, altrimenti il rischio emergenza, il rischio caos nella tormentata vicenda della gestione del ciclo dei rifiuti è reale, concreto. L’Sos arriva dalla Regione, con l’assessore delegato Giovanni Romano che raccoglie il grido di dolore di tutte le Province e i Comuni della Campania. Nella sostanza dal primo gennaio 2011 le Province dovrebbero avere l’intero pacchetto rifiuti compresa la riscossione della Tarsu, ai comuni rimarrebbe solo lo spazzamento. Perché le Province possano adempiere a un simile compito - vista la specificità campana ai presidenti già tremano le gambe - dovrebbe essere andato a regime già il piano dei piani che è quello della Regione. Ma le cose non stanno così. «Devo dire - attacca l’assessore - che la richiesta di proroga già è stata formalizzata dalla Provincia di Caserta che ha chiesto di allungare di un anno la fase transitoria. È all’attenzione delle commissioni Ambiente di Camera e Senato. E del governo, avremo una risposta entro agosto. Sono io che sto tenendo i contatti». Quindi è molto probabile che per tutto il 2011 i Comuni continueranno ad avere in carico ancora la gestione dei rifiuti al cento per cento. Con le Province e la Regione che invece si occuperanno del varo del piano. «La verità - spiega ancora Romano - è che questa posizione è largamente condivisa da tutte le altre Province, in particolare da quella di Napoli. E io sono dalla loro parte. Non posso non ascoltare le istanze che arrivano dai territori. È evidente che il rientro all’ordinario deve essere necessariamente delineato nel Piano regionale ma con i sindaci, i comuni che vanno ascoltati». L’assessore entra nel merito della questione: «Il piano regionale è il piano dello smaltimento rifiuti solidi urbani che a sua volta deve essere accompagnato da un riordino normativo e adeguato al codice per l’ambiente. Questa decisione è troppa importante per essere frettolosamente risolta in questi mesi. Ho avviato la fase di analisi di congiunzione di tutti i vari piani delle province e dei comuni, però dobbiamo renderci conto che il piano regionale è un’impresa importante collegata anche al piano dei rifiuti speciali, alle bonifiche a quello delle acque, rendere tutto questo organico richiede un po’ di tempo in più. Ma solo così possiamo gestire il sistema ambiente tenendo presente le direttive europee». Romano chiude con una sorta di appello: «Io un po’ di tempo in più ne ho bisogno, le emergenze sono tante. Senza un approccio sistemico non si va da nessuna parte, è il sistema ambiente che deve essere tenuto insieme altrimenti avremo azioni episodiche. Bisogna riportare tutto a una visione organica. L’alternativa è continuare ad avere problemi». Il piano regionale va tarato e messo a punto prima di partire, ma il piano del governo che ha decretato la fine dell’emergenza cosa prevedeva nello specifico? Al di là del passaggio di consegne del primo gennaio dell’anno prossimo sul fronte Tarsu e smaltimento, la legge prevedeva che già a maggio - per esempio - fossero stati appaltati i termovalorizzatori di Salerno e Napoli. Se per Salerno le cose procedono per Napoli nulla si muove. Nel senso che il Comune ha chiesto alla Regione l’utilizzo dei suoli di Napoli orientale dove dovrebbe sorgere l’impianto. A tutt’oggi non si hanno notizie di formali risposte. Così pur essendo amministrativamente pronta la gara c’è il paradosso che non può partire perché nel bando non c’è il sito dove costruire. Un nodo fondamentale dell’intero piano atteso che a terra ci sono la bellezza di sei milioni di ecoballe da bruciare, una bomba nel cuore della Campania e quattro passi da Napoli, visto che la maggior parte sono staccate ad Acerra.