Delitto Orsi, Setola disse: "Ti faccio un bel regalo"

Casalesi, 16 arresti: ci sono anche l'ex consigliere Udeur Ferraro e Schiavone Jr
Indagato il prefetto di Frosinone
13 luglio 2010 - Rosaria Capacchione
Fonte: Il Mattino

Pirandello si sarebbe trovato a suo agio. Se voleva una conferma dell’esistenza di un mondo di maschere, dove nulla è come appare, dalla sua Girgenti avrebbe dovuto trasferirsi a Casal di Principe, o più ancora in terra dei Mazzoni. Lì avrebbe conosciuto una moltitudine di uomini e di donne che, con la sembianza dell’imprenditore, del politico, del funzionario comunale o di partito, lavorava per conto terzi. Cioè, per la camorra. Un sistema dal doppio binario, e dalla regia solo apparentemente doppia, necessario a rastrellare consenso e a trasformarlo in reddito: denaro, tanto denaro, sottratto al pubblico controllo e convogliato nelle casse del clan dei Casalesi. Un miliardo di euro, scrivono gli analisti, sotto forma di 138 appartamenti in Campania e nel Lazio, 278 terreni in Campania, Sardegna, Puglia e Umbria, 54 società, 600 depositi bancari e postali e 235 auto e motoveicoli, tutta roba che da ieri è sotto sequestro. Così, il sindaco - di qualunque parte sia - concorda il suo programma con il capobastone. Il capo dell’ufficio tecnico, invece di verificare la regolarità delle procedure, apre le buste per comunicare alla stazione appaltante effettiva, quella del clan Schiavone affidata a una giovane donna, gli importi delle ditte concorrenti. E anche queste simulano la partecipazione a una vera gara, facendo tutti parte di un sistema parallelo che prevede l’assegnazione a rotazione, a patto che si faccia parte della stessa cordata. Quella guidata da Nicola Schiavone, figlio di Sandokan, e da Nicola Ferraro, all’epoca dell’inchiesta consigliere regionale in quota Udeur e aspirante senatore. Gli arresti. Quattro anni di indagini, migliaia e migliaia di ore di telefonate intercettate, dichiarazioni di collaboratori di giustizia, conversazioni ascoltate attraverso le microspie collocate negli uffici pubblici e nelle auto: il risultato è un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Vincenzo Alabiso, che ha condiviso l’impostazione delle indagini del Ros, coordinate dai pm antimafia Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio, senza risparmiarsi in elogi: «La capillare attività investigativa ottimizzata attraverso una mirabile opera di archiviazione dei copiosissimi dati da parte degli inquirenti ha consentito di ricostruire con notevole precisione le vicende relative alle gare d’appalto». Settantatré le persone indagate, a vario titolo, per associazione camorristica, concorso esterno in associazione camorristica, turbativa d’asta, riciclaggio. Una sessantina le richieste di arresto o di altra misura cautelare. Solo sedici quelle concesse, con rigetti motivati per mancanza di esigenze cautelari, e quattordici quelle eseguite. Ma la sostanza c’è tutta. La nuova generazione. La premessa, innanzitutto: la crescita criminale di Nicola Schiavone, traghettatore del clan verso i lidi della mafia imprenditrice, erede del padre condannato all’ergastolo. Impresa nella quale si è fatto accompagnare dal cugino omonimo, di un anno più grande, capo delle «unghie nere», come avevano soprannominato il sottogruppo addetto al controllo capillare degli appalti pubblici, nell’agro aversano ma anche in territorio vergine: Piana di Monteverna. A fargli da spalla necessaria, così come aveva fatto con il capofamiglia, c’è Nicola Ferraro, fino al 2006 titolare di Ecocampania, colosso dei rifiuti che in quel tempo vedeva insidiare il suo potere dalla Ecoquattro dei fratelli Orsi e dagli stop antimafia. E anche questa vicenda, con il tentativo di ottenere comunque la certificazione (dieci indagati), è raccontata dall’indagine, così come quella dell’appalto per le centraline antinquinamento da installare a Caserta, nella quale spuntano i nomi dell’ex subcommissario, e attuale prefetto di Frosinone, Paolino Maddaloni, e del capo dell’ufficio tecnico del Comune, Maurizio Mazzotti. Il regalo. Un odio profondissimo, quello tra Ferraro «Fucone» e gli Orsi. Il pentito Oreste Spagnuolo, uno degli uomini dell’ala stragista dei Casalesi, ai magistrati ha raccontato di una cena alla quale avevano partecipato sia Setola, sia Luigi Ferraro (arrestato), fratello dell’allora consigliere regionale: «Gigino parlava per conto del fratello quando si incontrava con Setola. Peppe Setola disse testualmente al ”Fucone” poco prima di congedarsi: "Digli a tuo fratello di non preoccuparsi perché fra due giorni ti facciamo un bel regalo". Gigino Fucone disse a Setola che Orsi aveva reso dichiarazioni contro il fratello di Ferraro Luigi». Due giorni dopo, il primo giugno del 2008, un commando guidato da Peppe Setola uccise a Casal di Principe Michele Orsi. Il voto. Era per Nicola Ferraro e per il cugino Sebastiano (un altro cugino, pure a nome Sebastiano, imprenditore, ex amministratore delegato dell’Albanova Calcio e già condannato nel processo Spartacus, è tra gli arrestati), indagato nella recentissima inchiesta della Dda napoletana sul voto truccato alle ultime comunali a Casal di Principe, tutto lo sforzo del clan dei Casalesi per eleggere i propri referenti. Tra il 2004 e il 2007 «tradirono» Forza Italia per giocare tutte le loro carte sull’Udeur. Nicola Schiavone, il cugino del figlio di Sandokan, spiegherà poi alla fidanzata: «Io all’Americano (...) l’ho votato. Però so una cosa io, so ad esempio che Focone è diverso dall’Americano (Cosentino, ndr), l’Americano è più un tipo a cazzi suoi».

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