Ischia, per il depuratore lite Comune-Soprintendenza
Persi i fondi Ue, al ditta rinuncia all'appalto
Ischia. Acque balneabili a Ischia, nonostante l’assenza di depuratori lungo le coste dell’isola che in piena estate - per effetto dei flussi turistici - arriva a quadruplicare la sua popolazione. Ma a garantire l’acqua pulita restano le sole condotte sottomarine che disperdono in mare aperto i liquami e l’emergenza è perennemente in agguato. Così come il disastro ambientale (e di immagine) che agita i sonni di amministratori comunali ed operatori turistici. Tre sono i depuratori territoriali inseriti nel piano elaborato dal commissariato di governo alla metà degli anni ’90. In pratica un impianto, per ogni due dei comuni isolani. Ma solo nel caso del depuratore di Ischia Porto e Barano-Maronti, i lavori sono stati appaltati ed avviati nel 2005, anche se però su iniziativa della Soprintendenza ai beni archeologici è sopraggiunto lo stop che ancora è operativo. A sua volta, il depuratore di Forio, Serrara Fontana e Sant’Angelo, dopo un decennio trascorso fra beghe locali e ricorsi, solo di recente è stato localizzato con delibera del consiglio comunale. Ma nel frattempo l’opera ha perso quei finanziamenti europei che aveva ottenuto nel 2003. E addirittura sembra essersi perso nelle nebbie l’impianto a servizio di Casamicciola, dopo che l’altro comune - quello di Lacco Ameno - ha annullato il progetto che localizzava il sito del depuratore alla Fundera. «Come se non bastassero gli atteggiamenti campanilistici che puntualmente ostacolano il cammino verso la realizzazione degli impianti di depurazione, anche una istituzione come la Soprintendenza - è l’allarme lanciato dal presidente della Federalberghi di Ischia e Procida, Ermando Mennella - interviene a bloccare e per anni, la realizzazione di quello che poteva essere il primo dei siti di depurazione mai realizzato sull’isola». Il ritrovamento di alcuni reperti archeologici di epoca tardo-romana e i resti di un tempietto dedicato a una divintà pagana al sito del promontorio di San Pietro, hanno infatti indotto i tecnici dei beni archeologici a disporre il blocco a tempo indeterminato dei lavori di realizzazione dell’impianto. Per il presidente Mennella quindi, «queste situazioni ci pongono puntualmente nella poco agevole condizione di dover fronteggiare senza argomentazioni serie, l’allarme che nei periodi di maggiore afflusso turistico può derivare da fenomeni di inquinamento marino. Che talvolta sono legati a fenomeni del tutto estranei all’isola e che vengono piuttosto favoriti dal gioco delle correnti». E preoccupazione per la particolare situazione di conflitto istituzionale che a Ischia Porto tiene sospesi i lavori viene espressa anche dal sindaco. Che arriva a denunciare sprechi di danaro pubblico e il rischio che l’opera non venga più realizzata. «È sconcertante - sostiene Giosi Ferrandino - che i lavori di una opera essenziale per tutta la nostra economia turistica non possa essere ultimata e che si perda tutto questo tempo quando è nota a tutti l’emergenza ambientale che ne deriva, col suo pesante fardello di immagine negativa per l’isola. Tutto questo accade - accusa il sindaco - proprio mentre a noi risulta che la sovrintendenza ha speso più di un milione di euro in consulenze esterne per verificare il sito archeologico di San Pietro, dove la Regione aveva localizzato l’impianto». Quarantatrè milioni di euro è il costo complessivo dell’opera, così come quantificato negli anni scorsi dal piano finanziario allegato al progetto esecutivo. Un importo di spesa che però adesso, con il protrarsi a tempo indefinito del blocco dei lavori, potrebbe non bastare più. La ditta incaricata ha infatti comunicato alla Regione di voler rinunciare all’appalto.