"Fate chiarezza sulla bonifica all'Isochimica"

Affondo del presidente Asi, Foglia: pochi controlli, subbi sui costi. La Commisione non si ferma
6 luglio 2010 - Roberta Mediatore
Fonte: Il Mattino Avellino

Un giallo sempre più fitto. Si riunisce la Commissione speciale di vigilanza su Pianodardine, ma l'esito della seduta solleva nuovi dubbi sui lavori di bonifica dello stabilimento dell'ex Isochimica. L'audizione di ieri mattina, che ha vuto protagonista il presidente dell'Asi, Pietro Foglia, lascia spazio a nuovi interrogativi non solo sulla stessa opera di bonifica ma anche sul ruolo che il Comune sta avendo nella spinosa vicenda. Le maggiori perplessità nascono in particolare dal fatto che il Comune di Avellino fosse all'oscuro dell'interruzione delle operazioni di risanamento dall'aprile scorso. Un fatto, però, pacificamente ammesso dal direttore dei lavori della Eurokomet, Francesco Barbieri, che, come pubblicato ieri da «Il Mattino», motiva la sospensione della bonifica in ragione di una maggiore quantità di amianto presente nel sito, che richiederebbe l'impiego di nuovi fondi. Ma nulla di tutto questo era noto all’Amministrazione di piazza del Popolo, che «soltanto ieri e con sommo stupore - commenta Foglia - ha appreso ufficialmente la notizia». Da qui parte un vero attacco del presidente dell'Asi, e consigliere regionale dell’Udc, il quale si interroga sulle «modalità di vigilanza da parte del Comune, che si era impegnato a tenere gli occhi ben aperti sui lavori all'ex Isochimica». Foglia apre poi altri interrogativi, relativi proprio all'impiego dei 2 milioni di euro, costo inizialmente stimato per portare a termine la bonifica. «Questa cifra - spiega - non risultava nemmeno, nel momento in cui è stato presentato il progetto. È comparsa dopo, durante l'ultima riunione della conferenza dei servizi, a cui noi peraltro non abbiamo partecipato ritenendola non valida perché mancava una serie di elaborati che erano stati richiesti alla ditta appaltatrice. Ma poi - si domanda Foglia -, siamo sicuri che siano stati effettivamente spesi? Chi certifica la reale esecuzione per due milioni di euro? Il privato?». Foglia, inoltre, è piuttosto critico sulla stessa definizione dei costi per il risanamento dell'ex Isochimica. «Un progetto del genere presuppone quella che si definisce la caratterizzazione del sito, che facendo conoscere in anticipo e con ottima approssimazione le opere che bisogna fare, permette quindi di preventivare le spese necessarie. In questo caso - commenta - o è stata sbagliata la caratterizzazione o il preventivo». Diverso l'atteggiamento del presidente della commissione, Gerardo Bilotta, il quale precisa che i soldi per la bonifica sono stati anticipati dalla ditta, perché non ancora erogati dallo Stato. «Non si può neanche dire che siano venuti a mancare i soldi», dichiara Bilotta alla luce della mancata erogazione, mentre punta l'attenzione sui tempi della bonifica che ritiene l'elemento di maggiore importanza nella vicenda. «Perché - si chiede - hanno speso 2 milioni e il sito non è ancora stato liberato? E quando sarà messo finalmente il punto? Non sappiamo quanto costerà terminare la bonifica, occorrerà la stima di un tecnico esperto, ma se poi i soldi non ci fossero, come si farà?». La durata dei lavori, che sono iniziati nel 2008 e dovevano concludersi dopo sei mesi, preoccupa del resto anche Foglia, che spiega anche come sia proprio la realizzazione della bonifica il fattore che ha determinato lo slittamento dell'acquisizione della struttura. «Vogliamo sapere - conclude - quando finisce la bonifica e anche a quanto ammonteranno i lavori e chi verificherà i costi».Tanti gli aspetti da chiarire per la commissione di vigilanza che ha in agenda per domani una nuova audizione, stavolta con Rossano Festa, dell'Ispettorato del lavoro, che si è interessato della questione Isochimica anni fa.

Il Tribunale del malato: «Siamo pronti alla class action»

Mentre si aprono nuovi interrogativi sulla vicenda del risanamento dell'Isochimica e anche il consigliere regionale dell'Udc Pietro Foglia esprime perplessità, il Tribunale del malato rilancia la propria azione e si dice pronto ad avviare una class action per tutelare il diritto alla salute di residenti e operai, esposti ed ex esposti, qualora non dovessero essere sottoposti a sorveglianza sanitaria. Un aspetto che secondo il presidente del Tribunale del malato, Carlo Caramelli, non trova ancora la dovuta attenzione da parte delle istituzioni preposte e per il quale potrebbe partire un procedimento collettivo il prossimo autunno. Caramelli ribadisce che manca la documentazione sanitaria, benché sia stata richiesta più volte negli anni dal Tribunale del malato, e che si proceda con troppa lentezza, nonostante la commissione consiliare di vigilanza abbia già in previsione, dopo la riunione di domani, anche un incontro con la Asl proprio per affrontare la questione salute legata al rischio amianto e fare il punto sul monitoraggio di coloro che sono venuti a contatto con la sostanza. E mancano certezze , che esclude pericoli legati all'amianto tombato, isolato e a distanza di sicurezza dalle falde acquifere. «Non sembra una misura sufficiente - afferma Caramelli - poiché il piano regionale prevede che l'amianto sia rimosso e trasferito in apposite discariche speciali. Secondo il mio parere - dice senza usare mezzi termini - la metodologia adottata porta soltanto a una situazione fuori legge, perché a Pianodardine non ci sono i requisiti richiesti dalla normativa. Per questo - anticipa ancora -, quando sarà il momento, chiederemo a chi di dovere se i lavori realizzati all'ex Isochimica risultano del tutto coerenti sia con le direttive europee in materia sia con il piano regionale per lo smaltimento dell'amianto». ro.me.

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