Vertenza depuratori interviene la Regione

Stipendi ancora bloccati ma gli operai si impegnano a far funzionare gli impianti
1 luglio 2010 - Tonia Limatola
Fonte: Il Mattino

Giugliano. Sospeso, almeno per oggi, lo sciopero dei dipendenti dei depuratori. Resta l’agitazione, comunque, degli operai che si impegnano a garantire in ogni caso la funzionalità degli impianti. In parole povere: resta scongiurato momentaneamente il pericolo dei liquami in mare. La decisione arriva dopo un dibattito feroce sulla sospensione degli stipendi e con l’impegno di Hydrogest e Termomeccanica di assicurare entro oggi il 40 per cento degli arretrati. La differenza dovrebbe essere accreditata nel giro di un paio di giorni. Trattativa seguita anche dalla Regione per tutelare al tempo stesso i lavoratori e la qualità dell’acqua che, nella stessa situazione, l’anno scorso venne fortemente minata dalla fuoriuscita incontrollata di reflui non trattati in mare. L’assessorato regionale all’Ambiente ha allertato l’unità di crisi e la settimana prossima la discussione verrà allargata anche alle associazioni. L’obiettivo: evitare una nuova catastrofe ambientale dopo quella che l’anno scorso allontanò i bagnanti dalla costa settentrionale della Campania, provocando danni per oltre 60 milioni di euro. La tensione è salita alle stelle. Peraltro non ha ancora trovato soluzioni il braccio di ferro tra la stessa Hydrogest e la Regione, dalla quale il consorzio afferma di vantare crediti per diversi milioni. Ieri a conclusione dell’ennesimo incontro, i rappresentanti sindacali hanno messo nero su bianco il loro impegno a non inquinare il litorale (sull’episodio dello scorso anno, peraltro, è incorso un processo che vede alcuni operai sul banco degli imputati). «Le Rsu – scrivono i rappresentanti di Fiom, Fim, Uil e Ugl - stigmatizzano la strumentalizzazione delle maestranze con metodi provocatori e proclamano lo stato di agitazione, garantendo la funzionalità dell’impianto». Dal canto loro, i dipendenti si aspettano di vedere risolta la questione dei ritardi degli stipendi. In particolare, a Cuma finisce nel mirino il mancato avviso. Negli impianti di Napoli est e Castellammare, per esempio, i dipendenti avevano ricevuto una lettera con quindici giorni di anticipo con la quale l’azienda li informava dell’impossibilità di far fronte ai pagamenti alla fine del mese. «Lo abbiamo scoperto all’ultimo momento - dicono nell’impianto di Cuma - E un nostro collega nell’apprenderlo ha addirittura avuto un malore perché si è ritrovato senza i soldi necessari per pagare parte delle spese del suo imminente matrimonio».

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