Comune-Asìa, salta la trattativa: "Scioperiamo"
Torna l’incubo emergenza rifiuti: sindacati e Comune non hanno trovato nessuna forma d’intesa. Confederali ed esponenti delle associazioni di categoria lanciano l’ultimatum. Se entro il 28 - quando è previsto un ulteriore incontro ma questa volta con allo stesso tavolo anche Regione e Provincia - non ci sarà un piano industriale per Asìa e chiarezza sulla gestione dell’intero ciclo dei rifiuti, un altro sciopero è più che probabile. Un paio di ore di faccia a faccia finite con uno sbattere di porta che non promette nulla di buono. I sindacati da un lato: Vittorio D’Albero (Fiadel), Salvatore Massimo e Davide Pastore (Cgil), Giuseppe Stellano (Uil)e Carlo D’Andrea (Cisl), gli assessori Michele Saggese (Bilancio) e Paolo Giacomelli (Igiene urbana) dall’altra non si trovano su nulla. Al termine dell’incontro facce tese e qualche urlo fra le reciproche parti in campo. Con la promessa che il 28 non si faranno sconti. In mezzo Pasquale Losa, ex assessore, ex presidente di Asìa e ora capo di gabinetto della Iervolino ha tentato di mediare - visto che ha ricoperto tutti i ruoli presenti al tavolo è stato infatti anche esponente di spicco della Cisl - ma per ora tutto è involuto. Anzi, la sensazione è che più passa il tempo più il braccio di ferro, il muro contro muro si accentua. Tra i sindacati non c’è totale armonia, basta pensare che con l’Ugl la riunione c’è stata alle 17, differita rispetto a tutti gli altri sindacati. La sostanza comunque non cambia. Lo spettro di una crisi che si prolunga (la città è ancora piena di rifiuti e la periferia non viene ripulita da almeno 3 giorni) è abbastanza concreto. «Nessun pentimento per lo sciopero fatto - spiegano i sindacalisti - il futuro? Lunedì vedremo cosa porteranno al tavolo. Le questioni sono chiare. E anche noi abbiamo segnalato da tempo che Asìa ha problemi di gestione e di qualità del servizio, soprattutto lo spazzamento, dovuti alla cattiva organizzazione che arriva da Palazzo San Giacomo». Cosa c’è sul tavolo che tanto preoccupa e fa fibrillare tutti? Il varo di Asìa 2 e il passaggio di consegne alla Provincia del ciclo rifiuti fatta eccezione per lo spazzamento. Due cose concatenate. Procediamo con ordine. Asìa 2 - per la cui nascita il Comune ha avviato la pratica alla Cassa deposito e prestiti per un mutuo di 35 milioni euro - dovrebbe rilevare il ramo di azienda dello spazzamento dalla casa madre e con esso circa 800 dipendenti. Dal punto di vista di Palazzo San Giacomo la manovra consentirebbe di centrare due obiettivi. Il primo è quello del salvataggio di Asìa. «Al momento - sottolineano dal Comune - l’azienda non ha mezzi per arrivare a fine anno, con i 35 milioni Asìa 2 rileverebbe il ramo d’azienda e contestualmente si salverebbero i conti della casa madre». Il secondo dare all’ente di Piazza Matteotti un’impresa sana. Un progetto che però non convince i sindacati. I quali sostengono che in mancanza di un piano industriale non c’è certezza né per gli 800 che passerebbero allo spazzamento né per i rimanenti 2000 dipendenti di Asìa che passerebbero in carico alla Provincia. Nella sostanza chi paga cosa e soprattutto a chi? Capitolo termovalorizzatore. Il diktat europeo perché Napoli provveda a mettere in opera il suo termovalorizzatore non spaventa Asìa, il soggetto attuatore. Anzi l’azienda con il presidente Caludio Cicatiello rimanda la palla nel campo della Regione: «Noi siamo prontissimi, il bando è in cassaforte da tre mesi. Però se la Regione non ci dà l’utilizzo dei terreni a San Giovanni dove deve sorgere l’impianto non possiamo fare nulla. Appena ci danno questa disponibilità siamo in grado di aprire i cantieri a dicembre». Un altro paradosso dunque l’assessore all’ambiente della Regione vola a Bruxelles per accelerare sul termovalorizzatore. Ma l’ente che rappresenta non dà il suolo su cui costruirlo. Come se fra Comune e Regione non ci fosse alcun dialogo.