Veleni nell'aria Napoli capitale in europa
Dopo l’aggressione delle polveri sottili, il famigerato Pm10, sulla città si scatena anche l’assalto del biossido di azoto. Napoli, ci informa l’Istat al termine di un lungo studio continentale, è la città europea con il valore più elevato di concentrazione annua del pericoloso gas irritante che penetra nelle vie respiratorie, le indebolisce e fa spazio ad allergie e infezioni. Starnuti, attacchi di tosse, improvvise allergie mai avute prima: quasi sempre hanno come concausa l’inquinamento dell’aria, un mix di polveri sottili e del «nuovo arrivato» biossido di azoto. La presenza anomala di questa sostanza (N02, se volete cercarlo nei dati di rilevamento Arpac) è nota da tempo agli esperti: ambientalisti e medici si battono per far sapere alla cittadinanza che non di solo Pm10 si avvelenano i nostri polmoni. Oggi, dopo la pubblicazione dei dati della ricerca Istat, l’allarme diventa finalmente ufficiale. La classifica che mette Napoli al primo posto in Europa per presenza nell’aria del pericoloso gas irritante è stilata su dati del 2008. È stata diffusa solo adesso perché l’istituto di statistica ha dovuto procurarsi i dati di tutte le città d’Europa e metterli a confronto. Così s’è scoperto che rispetto al valore limite annuo consentito di 40 microgrammi di gas nell’aria, all’ombra del Vesuvio la media è stata di 66,6. Nessuno in tutta Europa è riuscito a fare meglio: non Parigi, Londra, Atene e Madrid, che pure sono in alto nella classifica, non Torino, Milano, Genova, Padova, che anche hanno sforato il limite dei 40 microgrammi. Lassù, oltre i sessantasei, c’è Napoli sola e incontrastata. Gli esperti spiegano che il pericoloso biossido di azoto si concentra nelle grandi città perché viene generato dai processi di combustione ad alta temperatura: dunque sono i motori delle automobili che lo producono, e in molti casi anche le caldaie per il riscaldamento invernale. Taluni solventi utilizzati dalle industrie chimiche sono anche colpevoli della produzione di quel gas, ma l’apporto di questo tipo di inquinamento sulla nostra città viene considerato molto limitato. Esiste anche una causa naturale per la formazione di N02: sono i fulmini. Ma abbiamo la convinzione che non sono le saette le vere colpevoli dell’inquinamento napoletano. La ricerca Istat spiega pure che nelle aree particolarmente colpite da questo tipo di inquinamento, si verificano con maggior frequenza le cosiddette piogge acide, che invadono il terreno, favoriscono la solubilità di alcuni ioni del metallo, e sgretolano i monumenti realizzati con rocce calcaree. Se Napoli è in crisi per il nuovo allarme biossido d’azoto, le altre grandi città d’Italia non hanno di che rallegrarsi. Anche se con livelli di inquinamento più moderati, Torino e Milano sono sotto accusa per una impennata dell’N02 nel 2008. Virtuosa Roma che è riuscita ad abbassare i livelli fin quasi al limite consentito. La città italiana meno inquinata da biossido d’azoto è Palermo, con una concentrazione di 11,2, più di cinquantacinque microgrammi meno di Napoli.
Se il biossido di azoto rappresenta il nuovo allarme per la nostra città, il Pm10, le microparticelle inquinanti che galleggiano nell’aria, restano il principale assillo degli amministratori e dei cittadini. Nel 2009, a fronte di un totale di 36 sforamenti di biossido registrati dalle centraline Arpac, ci sono ben 402 superamenti del limite di polveri sottili. Non è servito a molto nemmeno il blocco programmato della circolazione nelle mattine di lunedì, mercoledì e venerdì, infatti in quei giorni le strutture di rilevamento non hanno mostrato sensibili abbassamenti dei livelli di polveri sottili e hanno addisittura superato il tetto nel 30 per cento dei casi. Nonostante gli scarsi risultati sul fronte della riduzione d’inquinamento, il Comune sembra deciso a perseverare sulla strada dei blocchi programmati che scadevano a giugno. Sarebbe in fase di approvazione una delibera per la prosecusione anche durante il periodo estivo del blocco alle vetture non ecologiche per tre mattine alla settimana.