Crisi infinita si muove il Parlamento
L’emergenza ambientale in Campania? È tutt’altro che conclusa. Ne è convinta anche la commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, presieduta da Gaetano Pecorella, che circa un mese fa ha condotto in provincia di Caserta una serie di audizioni. Ed è proprio in seguito alla trasferta nel Casertano che l’organismo parlamentare sulle Ecomafie è giunto alla conclusione che, superata la fase del commissariamento, il problema rifiuti in Campania e, spiccatamente, nelle province di Napoli e Caserta, può considerarsi tutt’altro che superato. Dunque, secondo la Bicamerale, occorre almeno un supplemento di conoscenze e, soprattutto, di indicazioni per comprendere in maniera compiuta quali potrebbero essere le soluzioni a lungo termine e le possibili vie d’uscita nell’immediato. Ecco perché nei prossimi giorni la commissione ha deciso di riconvocare l’ex sottosegretario all’emergenza rifiuti Guido Bertolaso. Al momento non è ancora stata fissata la data dell’audizione ma l’ufficio di presidenza della Bicamerale punta a risentire Bertolaso appena dopo aver concluso la ricognizione sull’emergenza in Lazio, calendarizzata per questa settimana. E intanto oggi in Provincia, nella sala consiliare, sarà presentato (a partire delle 10) il Rapporto ecomafia di Legambiente. Presiede Stefano Ciafani, responsabile scientifico Legambiente nazionale; intervengono Domenico Zinzi, presidente Provincia di Caserta, Giovanni Romano, assessore all’Ambiente della Regione Campania, Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania, Umberto Arena, assessore all’ambiente della Provincia di Caserta, Raffaello Magi, giudice del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Donato Ceglie, sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Raffaele Del Giudice, direttore Legambiente Campania, Valerio Taglione, di Libera Caserta e Gianfranco Tozza, presidente Legambiente Caserta. Sullo sfondo non solo le spine relative alla forte presenza della criminalità e al condizionamento dei clan camorristici nel business dei rifiuti ma anche il forte ritardo nella fase gestionale, nella creazione di una «catena» di ciclo integrato realmente funzionante, nella congruità dei risultati sinora ottenuti sotto il profilo della raccolta differenziata, nell’assoluta necessità di giungere a una vera autonomia organizzativa sotto il profilo degli impianti e delle strutture. E, da questo punto di vista, le pagine che il dossier Ecomafie di Legambiente dedica alla situazione casertana sono di una preoccupante quanto scarna gravità: «Al 10 aprile 2010 - è scritto nel rapporto - le inchieste relative ai traffici illeciti sono salite a quota 151, con 979 ordinanze di custodia cautelare eseguite, 2917 persone denunciate, 610 aziende coinvolte». Lo strapotere dei Casalesi e dei Belforte, il livello di collusione di esponenti della pubblica amministrazione, la presenza di società apparentemente «pulite» (ma di fatto riconducibili alla criminalità organizzata) costituiscono soltanto parte dell’ossatura di un sistema criminale che in provincia di Caserta va avanti da anni. Fra le proposte elaborate da Legambiente - e richiamate nel rapporto - «quella che arriva dall’ufficio centrale Antifrode dell’Agenzia delle Dogane: inserire i delitti ambientali commessi nell’ambito delle attività imprenditoriali sanzionando le aziende. È una proposta di buon senso, frutto dell’attività concreta di indagine: un terzo delle aziende inquisite per traffico illegale di rifiuti continua imperterrito a svolgere attività criminali. Applicando le sanzioni previste contro le società, si potrebbe, invece, cacciarle definitivamente dal mercato». Eppoi, il dato forse più allarmante: «la maggior parte dei siti contaminati sono localizzati in provincia di Napoli e Caserta; qui sono 2149».
«Nessuno ha la bacchetta magica. Ma una cosa deve essere chiara: soluzioni tampone non servono. Occorre una strategia ben precisa che detti tempi certi e che preveda la realizzazione, entro quei tempi, di tutte le opere necessarie per superare la crisi. Altrimenti non se ne esce».
Michele Di Natale, preside della facoltà di Ingegneria della Sun e consulente della commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, è un esperto di ingegneria applicata all’ambiente. E, da esperto, non si lascia prendere da facile ottimismo.
Sia sincero, professore, è preoccupato?
«Siamo ancora ben lontani dal trovare soluzioni che aiutino il territorio a considerarsi completamente fuori dell’emergenza ambientale. Anzi, credo che il rischio di ripiombare in una cupa fase critica sia proprio dietro l’angolo».
Che cosa non ha funzionato?
«Non è un problema di buona volontà. Ma è mancato e manca tuttora un piano ben preciso che indichi tempi, interventi e soluzioni».
E chi dovrà farlo?
«Ecco. Le soluzioni che ha indicato sinora la politica possono essere considerate accettabili in un’ottica emergenziale. Per esempio le discariche: servono ad affrontare momentaneamente il problema ma non costituiscono la soluzione: si esauriscono e bisognerà trovarne altre».
Ma è anche una questione di investimenti...
«Certo. Oggi i costi, per esempio, della Tarsu, sono aumentati. Come si fa a convincere i cittadini che, oltre a tollerare i disagi dell’emergenza, dovranno anche accollarsi un aggravio di tasse? E per contro, la differenziata neppure è stata avviata a dovere».
Professore, ma è solo un problema di rifiuti?
«Questo è il punto: no, purtroppo. Il territorio ha un problema mare, un problema regi lagni, un problema bonifiche. Lo so: è desolante, ma è la verità».