Eternit, Iervolino testimone a Torino: sarò agguerrita

Domani il Sindaco in aula con l'ex Governatore Bassolino "Storie di sofferenze indicibili"
20 giugno 2010
Fonte: Il Mattino

«Sarò il più agguerrita possibile per difendere le ragioni degli ex operai della Eternit». Il sindaco Rosa Russo Iervolino partirà stasera alla volta di Torino dove sarà ascoltata, insieme all’ex presidente della Regione Antonio Bassolino, dai giudici del capoluogo piemontese per il processo contro la Eternit per il decesso accertato di 573 operai colpiti da malattie provocate dal contatto con l’amianto. «All’inaugurazione della Porta del parco - racconta la Iervolino - abbiamo avuto una riunione con gli ex operai della Eternit e sono venute fuori una serie di cose relative alle condizioni di lavoro, dalla fatica alla salute di questa gente che le statistiche non dicono. Le statistiche danno i numeri dei morti, ma non il dolore, la sofferenza della gente». Domani la Iervolino e Bassolino saranno dunque chiamati a fare luce su un pezzo di storia industriale del Mezzogiorno. La storia di 573 casi di operai colpiti da malattie provocate dal contatto con l’amianto - secondo gli atti del processo torinese - con 430 decessi accertati. L’ultima udienza esattamente una settimana fa. Aula gremita di parti civili, volti contratti quando parlano due ex operai di Bagnoli, ecco perché la Procura di Torino vuole ascoltare le istituzioni cittadine. Citato come testimone anche l’attuale presidente della Regione Stefano Caldoro. Domani la parola tocca a Bassolino e Iervolino. Nella filiale partenopea della multinazionale dell’amianto, attiva a partire dalla fine degli anni Trenta, si sono verificati, secondo i dati raccolti dalla polizia giudiziaria, centinaia di casi di morte sospetta. A Bagnoli, 157 mila metri cubi, c’è la più grande filiale italiana della Eternit. C’erano persino delle casette a due piani in cui abitavano quadri aziendali, dirigenti, meccanici ed elettricisti con le loro famiglie. Da tempo, i due ex operai ascoltati soffrono di asbestosi. Bruno Carnevalis, 68 anni, si dimise nel 1980, tre anni dopo la diagnosi: «Il medico di fabbrica diceva che avevo la bronchite, che era una sciocchezza, ma nel ’77 fui ricoverato in ospedale e mi riconobbero l’asbestosi. Continuai lo stesso a lavorare, ne avevo bisogno, sempre come addetto alla sfilacciatrice e sempre ad alzare sacchi pieni di amianto blu. Nell’80 me ne andai perché non ce la facevo più». Erano anni in cui le informazioni sul problema non circolavano. «Ma noi operai - ha raccontato Luigi Falco - sapevamo che c’erano le malattie. Mio padre, anche lui lavoratore Eternit, morì di asbestosi nel 1965: il capo del personale disse a me e a mia madre che gli dispiaceva ma che se non facevamo della confusione mi avrebbero assunto. Entrai nel 1969».

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