Rifiuti, scatta la raccolta fai-da-te
Naplest, il grande programma di investimenti e riqualificazione urbana dell’area orientale che è stato presentato alla città giovedì 10 giugno, non è un’iniziativa estemporanea, nata improvvisamente. Ha un lungo e approfondito percorso alle spalle tracciato diversi anni or sono dall'Acen non soltanto perché molte delle iniziative intraprese sono nate in essa, ma soprattutto in relazione alle diverse proposte volute dall’Acen stessa come momento di riflessione sviluppato con lo studio Ambrosetti sul futuro delle città nel 2004. Partendo dallo slogan che le città che hanno un futuro sono quelle che ne hanno scelto uno, si iniziò a ragionare su un’idea. L’idea della cosiddetta «Città dei creativi» con il primo convegno tenuto proprio a Napoli. Un’idea che, declinando le tre «T» di Richard Florida (talento, tolleranza e tecnologia) individuava quale motore possibile di sviluppo tre elementi principali: conoscenza, informazione e creatività. La prospettiva individuata per Napoli puntava su tre assi: piattaforma logistica, turismo e ricerca avanzata. Il successivo convegno del 2007, «Neapolis, Napoli, N-poli», proponeva una ricognizione delle possibili realizzazioni in attuazione della nuova strumentazione urbanistica approvata. Si osservavano le tante e diverse iniziative che venivano intraprese, ciò che stava realmente accadendo sul territorio, con uno sguardo alle potenzialità di cambiamento. Già in quella occasione era chiaro che le tre visions attribuite erano tutte profondamente convincenti e contribuivano a implementare lo sviluppo delle attività produttive. Un passaggio irrinunciabile per la crescita economica e sociale di un territorio. All’epoca, in attuazione del Prg, ricominciava timidamente anche il processo di reinsediamento industriale. Un processo quindi condiviso e compatibile, anche se lungo e faticoso per la mancanza della giusta valutazione dell’incidenza del fattore tempo. Naplest oggi propone la rete, la messa a sistema e ha in più un’ulteriore valenza: quelle che ne fanno parte sono iniziative nate dal basso, dall’ascolto del territorio, da imprenditori che investono risorse private con un approccio di marketing territoriale e di benchmarking. Diciotto i progetti scelti ma sono più di ottanta le iniziative in fieri tra cui quelle pubbliche, con funzioni di eccellenza fondamentali (Ospedale del mare, facoltà Ingegneria ex Cirio): senza dubbio è la parte della città che racchiude in sé il più alto potenziale per il cambiamento. Progetti che nel complesso rappresentano un segnale forte e concreto delle tante energie positive presenti, e che, cogliendo le opportunità determinate dall’approvazione delle regole urbanistiche, hanno già inaugurato una nuova stagione del fare. Le iniziative, in quello che è tradizionalmente territorio di spesa pubblica, rappresentano un’inversione di tendenza da supportare come processo, e con la loro articolazione tratteggiano uno spaccato significativo di come potrà cambiare l’area orientale della città. Un cambiamento nel quale rimane punto fermo e irrinunciabile lo spazio per la produzione di beni e servizi. Spazi adeguati dove devono e possono trovare posto aziende moderne, industria della conoscenza e attrezzature per il turismo, ma anche artigiani, professionisti, e perché no residenti in prodotti immobiliari nuovi come concept (penso alla filiera dell'editoria sotto lo stesso tetto) e ancor più nuovi nell'approccio alle tematiche ambientaliste. Insomma la giusta mixitè per una città moderna e vitale. Naplest rappresenta quindi una messa in rete di processi avviati, con diversi stati di attuazione che vedono cantieri già aperti, progetti in corso di approvazione e valutazione. Vuole essere dunque bonifica ambientale(in primis la depurazione),riqualificazione urbana, sviluppo, lavoro, occupazione, cultura, musica, editoria, legalità, civiltà progresso.