Sciopero rifiuti, lettera di censura ai dipendenti
Lettere di contestazioni ai dipendenti che hanno ostacolato il ritorno alla normalità dopo lo sciopero di martedì: le ha spedite l’Asia a una novantina di lavoratori (ma secondo il sindacato potrebbero essere molte di più) che si sono rifiutati di fare lo straordinario prolungando, di fatto, gli effetti della protesta. Resta ancora difficile, infatti, la situazione delle zone periferiche e anche al Vomero e all’Arenella i cassonetti continuano a traboccare. Ieri mattina c’erano a terra 650 mila tonnellate di spazzatura: più di quello che si prevedeva. L’azienda ha convocato i sindacati per il 23 giugno, la Regione li ha riuniti autonomi inclusi per il 28, mentre non c’è stata alcun appuntamento da parte della prefettura: i lavoratori avevano chiesto un tavolo tecnico che non ricade nelle competenze del palazzo di goveno. Ieri mattina l’assessore regionale Giovanni Romano ha incontrato i sui colleghi della Provincia, Giuseppe Caliendo, e del Comune, Paolo Giacomelli. Entrambi gli hanno chiesto di organizzare al più presto un incontro tra tutte le gli enti interessati. I problemi posti dal sindacato, infatti, sono tanti e complessi e coinvolgono l’intera filiera delle responsabilità nel settore rifiuti. Anche se, come sottolinea la protezione civile in un comunicato i disagi di questi giorni sono causati dalle proteste e non dall’inefficienza degli impianti. Ieri Cgil-Cisl-Uil e Fiadel hanno diffuso un volantino in cui (pur non parlando più di scioperi) ribadiscono lo stato di agitazione e avanzano una lunga serie di richieste. Dalla Sapna (la società provinciale) vogliono un «immediato e condiviso piano industriale». Dal Comune un altrettanto rapida rinuncia alla creazione Asia 2. Per i consorzi di bacino chiedono «l’assorbimento nella società provinciale con il dovuto riconoscimento delle professionalità acquisite» il che, vista la pioggia di promozioni dei mesi che hanno preceduto la nomina del commissario liquidatore, porterebbe a un incremento del 20% del bilancio mentre la legge prevede che la pianta organica resti quella del 2008. Il tutto in una situazione estremamente grave. I fondi, infatti, scarseggiano; a Napoli non ci sono commesse e per permettere il pagamento degli stipendi il consiglio dei ministri con un’ordinanza ha dichiarato impignorabili i conti correnti del consorzio: le società creditrici, infatti, si stanno rivolgendo una dopo l’altra alla magistratura. Solo in questi giorni sono stati pagati i dipendenti di Caserta e non sono ancora arrivati gli stipendi di Napoli. E non è stato un caso: il personale amministrativo, infatti, nonostante le sollecitazioni del liquidatore, solo ieri pomeriggio ha predisposto i mandati di pagamento. Tra gli impiegati c’è malcontento proprio a causa del mancato riconoscimento delle promozioni: questo mese la quattordicesima verrà versata al 50% a chi ha ottenuto scatti di livello dopo il 2008. Il ritardo nell’elaborazione delle buste paga potrebbe essere anche una sorta di rappresaglia. I sindacati nel loro volantino si occupano anche dei dipendenti degli stir che sarebbero stati «presi a calci» dall’azienda. E anche in questo caso la situazione è tutt’altro che semplice. Si contestano i livelli assegnati ai lavoratori che alla fine dell’emergenza, sono stati inquadrati dall’Asia. Non solo: operai e impiegati non accettano la perdita dei ticket, dell’indennità di turno pari al 50% della paga base e l’abolizione di una serie di voci accessorie. Fino a qualche mese fa tutti quelli che abitano fuori comune intascavano un’indennità di spostamento e prendevano più denaro ogni volta che il collega del turno successivo ritardava. Un accordo messo in discussione con il nuovo inquadramento. Così a Giugliano subito dopo la ripresa del lavoro c’è stata una protesta e sono stati bloccati i camion: l’azienda ha reagito facendo partire denunce e contestazioni. Il lavoro è finalmente ripreso, ma i dipendenti evidentemente non hanno gradito.