"Un anno da protagonisti, e non ci fermiamo"
«Rifarei esattamente le stesse cose che ho fatto in questo primo anno da presidente della Provincia. Non mi pento di nulla e non mi fermo». Cosimo Sibilia traccia il bilancio dei primi 365 giorni a Palazzo Caracciolo. Il senatore del Pdl s’insediò il 15 giugno 2009, eletto al primo turno con quasi 154mila voti (58,15%) e un personale valore aggiunto rispetto alla coalizione di centrodestra che lo sostiene.
L’attivismo della Provincia è merito della «novità centrodestra», e del governo che guida, o è frutto dello spazio lasciato libero da un’opposizione che fa fatica a calarsi nel ruolo?
«Per la prima volta il centrodestra amministra la Provincia di Avellino e lo fa con una determinazione e un entusiasmo notevoli. Non abbiamo perso un minuto, voglio un ente che funzioni e sono attento a stimolare la squadra di governo e il personale. La Provincia deve essere interprete di un protagonismo sostenibile, attenta ai problemi, ai territori, innovativa nelle forme e nei modi di gestione. So che è difficile realizzarlo, a fronte di una situazione economica complessa, lo faccio con i pochi fondi spendibili a causa del patto di stabilità nonostante l’avanzo di gestione non utilizzabile di quasi 30 milioni di euro. Ma gli obiettivi restano. E la sfida mi esalta».
Rifiuti, lavoro e sanità i tre grandi fili conduttori. Cominciamo dai rifiuti: prima patata bollente quella della discarica ad Andretta. Rischio, per ora, evitato.
«Non ho mai promesso di non far aprire la discarica sul Formicoso, ma intanto ci sono riuscito. Senza barricate, né aggressioni mediatiche: ho aperto una trattativa responsabile con la Protezione Civile. E il vice di Bertolaso, Dell’Acqua, è venuto a dirci che la discarica non si sarebbe mai realizzata a meno che non avessimo avuto un’altra emergenza».
A Napoli l’emergenza rifiuti è riesplosa.
«Mi auguro che si risolva. Sono preoccupato come tutti, perché per uscire definitivamente dalla crisi rifiuti occorre procedere su una strada complessiva del virtuosismo, ed il percorso è pieno di ostacoli. Intanto la provincializzazione è un passo che questa provincia ha intrapreso per prima, con scelte di grande coraggio come la società «IrpiniAmbiente», a totale capitale pubblico di quest’ente, con una guida di competenza e rigore indubbi come quella del generale Russo, evitando problemi occupazionali allo Stir con 52 assunzioni. Un esempio dell’efficienza? Le quasi 5mila ecoballe già rimosse da Pianodardine: erano anni che si parlava di incidere quel bubbone ecologico, lo abbiamo fatto in silenzio, da settimane, senza proclami».
Dal Pd sono piovute critiche al comportamento della Provincia sulle nomine all’Asa.
«Non c’è nemmeno bisogno di respingerle al mittente perché, come dire, il fatto non sussiste. La Provincia non ha infatti competenze sull’Asa. Ho certo provveduto a nominare il soggetto liquidatore dei Consorzi. Se vuol saperlo, comunque, giudico le sue scelte nel Cda di oculatezza, trasparenza e professionalità. E mi pare che con il calo delle indennità si sia dato anche un bel segnale all’esterno, con un passo indietro della politica».
Lei ha portato avanti la scelta del pubblico in materia di società rifiuti entrando in contrasto con gli imprenditori irpini. Perché?
«Rispetto le idee di tutti, ovviamente anche delle categorie, ma io prendo delle decisioni in nome e per conto di tutti gli irpini. Ribadisco che, rispetto al contesto meridionale del problema rifiuti, ho ritenuto opportuno e più sicuro sotto il profilo della trasparenza avviare una società a capitale pubblico. Non ho però chiuso la porta in faccia a nessuno, e non escludo in futuro opportunità per i privati».
Sull’emergenza lavoro avete costituito il tavolo anti-crisi, poi lo stanziamento di 700mila euro per i lavoratori Fma e la trattativa a Roma, quindi le tensioni con i sindacati che vi accusano di essere evasivi.
«Preliminarmente: la Provincia ha ben poche competenze in materia, epperò la creazione del Tavolo con tutti i soggetti interessati sta rappresentando un mondo nuovo di portare la «vertenza Irpinia» nelle stanze delle decisioni. Accompagnare i lavoratori in un percorso di solidarietà e unitarietà, nel rispetto dei ruoli, è corretto e moderno. Non accetto allora intimazioni ingiustificate e non vorrei che la Provincia diventasse il terminale di ogni problematica, anche quelle dove non c’è possibilità di azione. Riguardo alla Fma posso dire di aver parlato ieri al telefono con il direttore generale del Ministero, Bianchi: la vertenza Fma resta in primo piano, ha stretti legami alla vicenda Pomigliano, mi auguro che nel giro di giorni giungano segnali positivi».
Ora la grana dei «tagli» agli ospedali.
«Anche qui non ci sono competenze della Provincia, ma il massimo consesso istituzionale irpino vi ha dedicato una seduta monotematica. Ho detto in Consiglio che in una cornice di efficienza e risanamento economico non possiamo pensare di avere ospedali anche per curare i raffreddori. Dobbiamo preoccuparci della perdita di posti-letto e posti di lavoro, ripensare formule che non sguarniscano i territori di presidi sanitari - che non significa solo ospedali - lasciando da parte i campanili e perseguendo la razionalità, soprattutto nel ridisegno in Alta Irpinia. L’impegno di Calabrò, il riconoscimento del deliberato del Consiglio provinciale, mi fanno ritenere che le scelte per l’Irpinia non saranno punitive in quanto tali. Non posso fare miracoli, ma la gente d’Irpinia non s’illuda, però, con venditori di frottole che prospettano soluzioni non praticabili».
L’aspetto politico. L’idillio perfetto nel centrodestra sembra essersi incrinato con le Regionali.
«Dopo le elezioni ho sostituito gli assessori dimissionari in giunta. Francamente la questione di «Noi Sud» non è stato un mio capriccio, ho inteso rispettare la decisione dei capigruppo per assicurare continuità all’azione di governo ed evitare fibrillazioni e strappi continui».
C’è chi l’accusa che, nella sua maggioranza, il Pdl sarebbe subalterno all’Udc.
«Davvero? Sorrido. L’Udc è un alleato che fino ad oggi s’è dimostrato serio e affidabile. Rispettoso degli alleati. Concorre collegialmente alle decisioni. Ma quando ci si trova di fronte a scelte di natura politica che abbisognano di una parola definitiva ed unificante, come nelle scelte per i rifiuti, l’Udc s’è adeguato alle decisioni del presidente. Responsabilmente».
L’opposizione l’accusa di contare sui fuoriusciti dal Pd come «stampelle».
«Rispetto l’opposizione, ma il mio auspicio è che svolga il suo compito sul serio, come quando in aula si trattano debiti fuori bilancio frutto della passate amministrazioni. Per il resto, se consiglieri lasciano il Pd per abbracciare la maggioranza non è un problema mio. O no?».
C’è anche un po’ di fuoco amico: come le accuse del senatore Zecchino circa un presunto immobilismo della Provincia.
«Sono deluso e amareggiato per le sue dichiarazioni, fatte da una comoda sedia e senza conoscere di che cosa si parla. Consiglierei allora al senatore Zecchino di riflettere su quanto accade ad Ariano, sulle promesse - disattese - alla popolazione del Tricolle tra le quali conto tanti amici che ringrazio per il sostegno».
Il problema dei parlamentari ed europarlamentari Pdl che sono anche presidenti di Provincia in Campania: la riguarda.
«Il doppio ruolo è una condizione, già nota quando mi fu chiesto di candidarmi, frutto di un consenso popolare conquistato voto su voto, che mi onora e che ripago con un impegno al limite della resistenza fisica, sacrificando famiglia e tempo libero. Gasparri e Quagliariello mi hanno dato atto pubblicamente dell’impegno in Commissione Cultura e in aula al Senato, sono continuamente sull’asse Avellino-Roma, presente quasi ogni giorno in Provincia. Dico: di che parliamo? E reputo solo un vantaggio per l’Irpinia il fatto che io sia senatore e possa continuamente rappresentare le esigenze irpine sullo scacchiere nazionale».
Chiudiamo con il calcio, la sua vecchia passione. Che ne pensa dell’Avellino?
«Dò atto dell’impegno della dirigenza attuale. Mi auguro che l’Avellino venga ripescato, questa squadra è sempre nel mio cuore. Il futuro? Sugli spalti, a tifare. Insieme agli altri tifosi».