In arrivo altri scioperi, barricate al Plebiscito
Dopo più di 36 ore dalla conclusione dello sciopero alcuni dipendenti del settore ambientale, nonostante il no dei sindacati, hanno accettato di fare gli straordinari previsti dal contratto e ieri pomeriggio, dopo l’ennesima mattinata di inferno, hanno cominciato a ripulire la città. Nel pomeriggio sono usciti sette camion.
A terra in serata restavano circa 500 tonnellate di rifiuti, stamattina dovrebbero essercene 300 tonnellate che dovrebbero essere smaltite nelle prossime ore. Ma già i sindacati minacciano altri due giorni di sciopero, disertano la convocazione con l’Asia e chiedono di essere ricevuti dal prefetto al quale hanno inviato una lettera accusando Comune, Provincia, Regione e responsabili di consorzi di bacino di non aver aperto in tempo un tavolo di confronto. Più cauto il comunicato delle segreterie Cgil Napoli e Campania e della funzione pubblica che, pur insistendo sulla necessità di un incontro in prefettura, ribadiscono: «È necessaria l’istituzione del tavolo affinché si possa sostenere il conflitto attuato e, in modo responsabile, evitare momentaneamente ulteriori giornate di sciopero». In questa situazione di caos tornare alla normalità non sarà facile. Non sono solo i cumuli di sacchetti a bruciare sulla pelle dei napoletani: i cassonetti traboccanti hanno risvegliato un incubo troppo recente per essere dimenticato. E così la rabbia ieri ha attraversato ancora la città, rischiando di farla precipitare in una nuova vandea. In piazza Carolina, proprio a due passi dalla prefettura, nei pressi della montagna di rifiuti che continuava a ingrossarsi sono state sistemate due transenne e alcuni ingombranti per bloccare il traffico e un cartellone con la scritta: «Che figura di m...». All’angolo tra via Toledo e via De Cesare i cassonetti sono stati capovolti e la spazzatura è stata sparsa per strada, come se questo potesse in qualche modo migliorare la situazione. E da Scampia arriva un sos: «Nella periferia Nord i cittadini stanno vivendo una nuova emergenza igienico-sanitaria, che tutti pensavano lasciata ormai alle spalle», denuncia Lucio Cialli, responsabile del comitato Salvaperiferie di Napoli. Ma Cgil Funzione Pubblica, Cisl, Uil e Fiadel restano sul piede di guerra, scrivono al prefetto chiedendo una convocazione del tavolo di concertazione e ribadiscono il loro no allo straordinario: sostengono in una serie di dichiarazioni che le istituzioni «stanno criminalizzando e strumentalizzando la situazione addossando la colpa ai lavoratori» e puntano il dito contro il Comune che a loro dire non starebbe pagando i dipendenti provenienti dal bacino 5. Circostanza assolutamente smentita dall’assessore comunale Paolo Giacomelli che ribadisce: «Non abbiamo mai versato gli stipendi con un giorno di ritardo». In campo anche l’assessore regionale all’Ambiente Giovanni Romano che sostiene: «Fermo restando il diritto dei lavoratori a difendersi quando ritengono di essere penalizzati, esprimo forte perplessità su questo sciopero. I dipendenti devono comprendere che la criticità finanziaria di tutto il ciclo dei rifiuti si supera solo se ognuno mette un poco di buona volontà». E ancora: «Azioni come quelle fatte nei giorni scorsi senza nemmeno l’erogazione del servizio minimo, danneggiano l’immagine della nostra città e della regione soprattutto all’inizio della stagione estiva». E infatti Vincenzo Schiavo, presidente provinciale di Confesercenti Napoli sostiene: «Quello che sta succedendo è scandaloso. Non si dovrebbe permettere che in un periodo in cui gli operatori stanno dando il tutto per tutto per rilanciare il turismo nella nostra regione, l’immagine di una Napoli assediata dai cassonetti colmi di rifiuti e dalla spazzatura sparsa per le strade faccia ancora una volta il giro del mondo».