Differenziata, ci sono sindaci che barano
Soldi, soldi, soldi: un fiume di denaro arriva nelle tasche dei clan grazie ai veleni e al cemento. Le cifre presentate da Legambiente nel rapporto ecomafie 2010 sono da brivido. La crisi non ha intaccato i profitti della camorra, tutt’altro: il 2009 ha fatto registrare incassi senza precedenti. Secondo l’associazione ambientalista, il giro di affari delle ottanta cosche che giocano con l’ambiente è stato di 4,5 miliardi di euro. E ovviamente con queste cifre la Campania per il sedicesimo anno consecutivo si colloca in vetta alla classifica delle regioni coinvolte dai traffici illegali di rifiuti e cemento. Nel 2009 sono stati 4.874 gli illeciti accertati, 8400 le persone denunciate, 104 quelle arrestate (lo scorso anno erano solo 69) e 1.828 i sequestri. In Campania si viaggia alla media di 36 reati ogni 100 kmq. La camorra è riuscita a esercitare un controllo capillare passando per tutti i tipi di reati ambientale e infiltrandosi nei grandi appalti, nella gestione dei rifiuti e, cosa estremamente preoccupante, nelle bonifiche. La maglia nera spetta alla Provincia di Napoli con 1.894 infrazioni (ma a livello nazionale Roma è riuscita a fare di peggio), seguono Salerno con 1.196 infrazioni, Caserta con 838 ed Avellino con 559 infrazioni. E non è finita qua. Dal 2002, anno dell’introduzione del reato di organizzazione del traffico illecito di rifiuti, in Campania sono 74 aziende coinvolte con otto procure impegnate in 57 inchieste che vedono coinvolta la nostra regione. Ovviamente crescono a dismisura i siti inquinati. Secondo i dati dell’Arpac sono 5.281 i siti pericolosi Solo 13 finora le operazioni di bonifica. Dati preoccupanti sui quali hanno ragionato ieri, presentando il rapporto, Sebastiano Venneri, vicepresidente Legambiente, Giovanni Romano, assessore regionale Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania; Aldo De Chiara, magistrato; Raffaele Del Giudice, direttore Legambiente Campania; Don Tonino Palmese referente di Libera; Giuliana Di Fiore, docente della Federico II. Ha moderato Toni Mira. «Per combattere l’ecomafia - ha sostenuto Buonomo - magistratura e forze dell’ordine fanno molto, ma è necessario più impegno della politica e delle istituzioni». «La magistratura - ha detto Aldo De Chiara- fa tutto quanto consentito nei limiti della disponibilità di uomini e mezzi che sono inadeguati, ma l’abusivismo è un’industria che non conosce momenti di crisi». La lotta alle ecomafie va combattuta secondo l’assessore Romano «ristabilendo la filiera delle responsabilità». Responsabilità dalle quali troppi continuano a fuggire, primi tra tutti i sindaci. E infatti sottolinea Romano: «I consorzi di filiera ci dicono che la qualità della raccolta differenziata sta peggiorando: i sindaci per raggiungere le percentuali fissate stanno barando». E ancora: «Sui rifiuti n Campania si rischia il corto circuito economico». Parole chiare anche da Tonino Palmese che ha sostenuto: «Le associazioni ambientaliste in questi anni si sono avvicinate troppo al potere e questo ha reso debole il loro messaggio». Concludendo all’assessore Romano Raffaele Del Giudice ha chiesto di avviare subito il sito di compostaggio di San Tammaro necessario per abbattere i costi della differenziata e ha lanciato un allarme: «La legge sulle intercettazioni e i tagli sul servizio civile indeboliscono la battaglia contro le ecomafie».