Frana, manca il piano di messa in sicurezza
Montaguto. Si sbaglia chi immagina che dopo la ripresa dei servizi sulla linea ferrovia Benevento-Foggia e l’annuncio dell’imminente ripristino della bretella sulla statale 90 delle Puglie (prima settimana di luglio) si possa considerare domata la frana di Montaguto. Niente affatto. Si continua a lavorare solo per ripristinare la viabilità e che non c’è ancora un progetto per la definitiva messa in sicurezza dell’intera area. La vera natura del movimento franoso (tre chilometri di terreno argilloso con un piede di circa 400 metri) si comincia a conoscere solo adesso, grazie agli studi degli esperti dell’università di Firenze e Perugia, al monitoraggio messo in campo attraverso l’interferometro a località Ciccotonno e agli altri sistemi tradizionali di rilevazione all’interno della frana. È questa la sintesi della lezione che i tecnici della protezione civile impegnati a Montaguto hanno impartito ai geologi che hanno partecipato al quinto meeting nazionale sulla difesa del suolo promosso dal Geology and Information Tecnology presso la sede dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Grottaminarda. Maurizio Pignone, animatore dell’evento, è convinto che i sistemi informatici utilizzati per monitorare le frane daranno un grosso contributo alla conoscenza dei problemi. «Ogni anno – precisa - ci riuniamo per sperimentare e verificare che la geoinformatica è fondamentale per tenere sotto controllo i territori. Specie nelle emergenze. A Montaguto il fenomeno è sicuramente più complesso, ma non per questo può scoraggiare i tecnici che devono individuare una soluzione definitiva e tranquillizzante per i residenti». In effetti questa emergenza da adesso in poi – è stata la tesi dei tecnici della protezione civile - può essere affrontata con qualche certezza in più. Dal 2006 si è pensato a lavorare in prevalenza ai piedi della frana, sperando di poter assicurare almeno la viabilità e il transito sulla linea ferroviaria. Ma quando la frana ha mostrato il suo vero volto, invadendo i binari, si è reso necessario affrontare diversamente la situazione. Intanto disponendo di dati più precisi e rigorosi sul movimento franoso; in secondo luogo evitando di lavorare solo al piede della frana. Di qui gli interventi per captare le sorgenti, per incanalarle su due fronti, per sperimentare il drenaggio orizzontale al centro della frana e creare dei terrazzamenti verso valle. Non meno importante è stata la pulizia di una parte del sottobosco e la creazione di un primo sbarramento nella parte in cui la frana forma un gomito. Basterà tutto questo? Sicuramente no.