Dipendenti Asìa in rivolta, città in ginocchio
Sacchetti e cartoni sui marciapiedi, cassonetti traboccanti, cestini che sputano spazzatura: i napoletani hanno dovuto affrontare ieri l'ennesima giornata difficile sul fronte dell'immondizia. Lo sciopero dei dipendenti del settore ambientale (al quale si è aggiunta la pioggia di certificati medici: lo hanno inviato il 13 per cento dei dipendenti) si è chiuso alle 22,30 di martedì, ma la raccolta è andata avanti a fatica e in strada è restata gran parte delle 1400 tonnellate accumulate nelle 24 ore di stop. Un after day amaro per i napoletani e anche per i turisti che si trovano ancora ad assistere allo sconcio dell'emergenza. Una situazione provocata dal rifiuto dei dipendenti dell'Asìa di effettuare lo straordinario previsto dal contratto nei giorni successivi allo sciopero. Quando ieri l'azienda ha chiesto a tutti gli operai di prolungare l'orario di lavoro, tramite i responsabili di distretto, ha ricevuto una risposta negativa. E gli organizzatori della protesta Cgi, Cisl, Uil e Fiadel , nel pomeriggio in un comunicato hanno sostenuto: «Stiamo già lavorando per rimuovere dalle strade i rifiuti accumulati da settimane per effetto di servizi caotici e di bassa qualità. Chiediamo ad Asìa di rendere disponibili tutti gli strumenti necessari per sostenere l'impegno dei lavoratori che stanno ripulendo la città». Ma il segretario provinciale della Cgil, Peppe Errico, pur sostenendo le ragioni dello sciopero sottolinea: «Chi si rifiuta di fare lo straordinario sbaglia: la salute dei cittadini viene prima di tutto». E Anna Rea (Uil) spiega: «Bisogna evitare i disagi per i cittadini, serve sia l' impegno del sindacato che quello delle istituzioni». Duro il segretario regionale della Fiadel Vittorio D'Albero: «Nel corso dell'anno i lavoratori dell'Asia hanno superato le 400 ore di straordinario mentrela legge ne prevede al massimo duecento. E questo è frutto di una cattiva gestione: l'amministratore delegato Daniele Fortini si deve dimettere». E Fortini dal canto suo spiega: «È normale che dopo uno sciopero ci siano tempi di recupero che possono essere più o meno lunghi. La materia è regolata dal contratto nazionale di lavoro nel quale è scritto che i lavoratori devono assicurare la ripresa anche con il ricorso al lavoro supplementare o straordinario. Noi abbiamo comandato ai dipendenti di rispettare l'accordo. Non c'è alcun atteggiamento di ostilità o di protervia, abbiamo però il dovere di pulire la città». Al centro della vertenza restano il problema della nascita di Asia 2, la società di spazzamento contestata dai sindacati, il pagamento di alcune spettanze alle società private, e la gestione degli stir di Caivano, Tufino e Giugliano che sono passati ad A2A e ad Asia. In questi impianti i lavoratori erano stati assunti dalla Fibe ed erano stati inquadrati con il contratto dei metalmeccanici, ora, invece, hanno il contratto Federambiente che prevede retribuzioni più alte, ma hanno perso una serie di clausole migliorative. I dipendenti non accettano lo stop ai ticket (provocato dalla riduzione dell'orario di lavoro che non incorpora più gli straordinari vista la fine dell'emergenza) e dell’indennità di turno pari al 50% della paga base. L’Asia vuole applicare il contratto che prevede un incremento massimo del 15%. E non solo: tutti quelli che abitano fuori comune intascavano un'indennità di spostamento che ora non viene riconosciuta. E ancora prendevano un di più ogni volta che il collega del turno successivo ritardava: in sostanza il ritardatario non perdeva nulla, chi restava ad aspettare intascava altri soldi. Un accordo messo in discussione con il nuovo inquadramento.