La maledizione del fiume Sarno C’è il depuratore, mancano i tubi
NAPOLI— Mancano i soldi, il cantiere è fermo, il depuratore Foce Sarno, che potrebbe svolgere un ruolo essenziale nel disinquinare il mare tra Torre del Greco e Castellammare di Stabia, restituendolo alla balneazione, funzionerà a scartamento ridotto anche quest’estate.
ENNESIMO IMPASSE - L’ennesimo capitolo del libro nero della depurazione insufficiente arriva dalle porte della costiera sorrentina. Proprio lì, a Castellammare di Stabia, attingendo a decine di milioni di euro, il commissario Jucci, delegato alla bonifica del fiume più inquinato d’Europa, ha avviato gli interventi di riammodernamento dell’impianto che sfocia poco oltre la Marina di Stabia. In particolare, è stata realizzata la linea di depurazione biologica. Quella, vale a dire, che funziona attraverso batteri deputati a digerire i liquami. Un metodo ben più efficace della depurazione chimico fisica, prevista originariamente nell’impianto e ormai superata dalle normative europee.
PRESCRIZIONI EUROPEE - Ancora, gli interventi hanno consentito di introdurre il trattamento «terziario», anch’esso ormai imposto da Bruxelles: consente di abbattere le sostanze responsabili dell’eutrofizzazione marina. I lavori sono ormai praticamente ultimati. Il depuratore potrebbe ripulire al meglio i reflui fin dalla stagione balneare ormai imminente. E dopo trent’anni di tentativi potrebbe finalmente far gridare al miracolo per il sospirato disinquinamento del Sarno. Potrebbe, appunto. Così non accadrà, invece, perché i Comuni di Gragnano, Casola, Santa Maria La Carità, Lettere e Pimonte e parte di Castellammare non sono allacciati all’impianto. Oltre centomila abitanti, i cui liquami finiscono nei corsi d’acqua e poi direttamente a mare, lungo la costa. «Eppure — dice Bruno Orrico, responsabile del settore della depurazione per la Regione Campania — si tratterebbe semplicemente di completare una sorta di grosso tubo che conduca le acque di fogna di quei Comuni al depuratore. Tecnicamente un’operazione davvero semplice».
LE DIFFICOLTA' - In Campania, però, anche quel che sarebbe agevole può diventare impossibile. Il completamento del collettore è stato assegnato anni fa al commissariato alla depurazione, ormai soppresso. L’opera adesso è in carico a Mario De Biase, commissario liquidatore per la bonifica, per la depurazione e per quattro diverse frane. L’ex sindaco di Salerno allarga le braccia: «Non abbiamo più un soldo in cassa. La ditta, che avanza crediti da alcuni mesi, ha deciso di non lavorare più. L’opera è ferma». È a rischio, dunque, l’obiettivo di completare l’intervento entro i primi mesi del 2011. Ricostruisce De Biase: «Quando aprì il cantiere, si previde una spesa di circa venti milioni di euro, per il collettore di Gragnano. Ebbene, almeno sei o sette milioni sono stati assorbiti dal Commissariato per l’emergenza rifiuti. Adesso non ci sono più soldi e l’opera non va avanti». Giovanni Romano, assessore all’Ambiente della Regione Campania, garantisce che Palazzo Santa Lucia sta cercando attivamente una soluzione: «Nei giorni scorsi ho incontrato il responsabile del ciclo delle acque. L’obiettivo è di affrontare e risolvere questo problema quanto prima, affinché l’opera di disinquinamento del Sarno e del mare vada avanti».
IL COLLETTORE DI GRAGNANO - Il completamento del collettore di Gragnano, peraltro, è solo uno degli interventi indispensabili a garantire, in futuro, acque limpide tra Torre del Greco e Castellammare, dove da anni le mappe dell’Arpac segnalano in rosso il divieto di balneazione. «Un altro problema serio — riferisce Orrico— è il collettamento di Torre del Greco al depuratore di Foce Sarno. Lavori non ancora iniziati; si prevede che occorrano circa 20 milioni di euro». Tempi molto più brevi servirebbero per allacciare all’impianto i Comuni di Torre Annunziata, Boscoreale, Boscotrecase. Anche queste opere, però, non sono state ancora ultimate. Risultato: i liquami di chi abita in quei Comuni, circa 100.000 persone, arrivano a mare, direttamente sulla battigia o, se va bene, a un paio di chilometri dalla costa, dove li portano le condotte sottomarine. In queste condizioni anche il disinquinamento del Sarno, sbandierato ai quattro venti, suona come l’ennesima beffa.