Raccolta dei rifiuti, i napoletani pagano più di tutti
A Milano e Milano le famiglie versano oltre cento euro in meno
Napoli è tra le grandi metropoli italiane quella dove è maggiore la spesa per il servizio di raccolta dei rifiuti. Può apparire assurdo, se si pensa alle gravissime emergenze che periodicamente scoppiano nel capoluogo campano a causa di un ciclo di smaltimento dell’immondizia ancora embrionale e non efficiente, ma è proprio così. E lo certifica autorevolmente l’Osservatorio prezzi e tariffe che fa capo al ministero dello Sviluppo Economico. Nel 2009 il costo per il servizio di igiene urbana riferito a una famiglia media di tre persone, che vivono in 80 metri quadri, è stato a Napoli pari a circa 331 euro. Contro i 197 di Torino, i 209 di Milano, i 229 di Genova, i 247 di Venezia, i 194 di Trieste, i 195 di Bologna, i 135 di Firenze, i 276 di Roma. Nel resto delle grandi città meridionali i costi sono stati ancor più contenuti: 153 euro a Bari, 200 a Messina, 291 a Catania, 208 a Palermo, 244 a Cagliari. Non solo, ma nell’elenco delle grandi città metropolitane elaborato dal ministero, solo a Genova, Venezia, Firenze e Roma è stata introdotta la tariffa per il pagamento dell’immondizia: nelle altre, tra cui Napoli, c’è ancora in vigore la Tarsu, la cosiddetta tassa sui rifiuti solidi urbani che, com’è noto, è basata su un prelievo tributario che non necessariamente copre la totalità dei costi sostenuti per il servizio. Ciò vuol dire che, quando anche nel capoluogo campano sarà introdotta la tariffa, il prezzo a carico degli utenti salirà ulteriormente. Per di più a Napoli si applica l’addizionale consentita dalla legge nella misura massima: nella città campana, inoltre, l’anno scorso è stata ulteriormente aumentata la Tarsu ma contestualmente è stato escluso il pagamento dell’Iva sulla tassa stessa, venendo così incontro alle recenti sentenze della Corte di Cassazione e della Consulta, in base alle quali si stabilisce che l'imposta sul valore aggiunto del 10% applicata su una tassa sia illegittima. Questi risultati emergono da un approfondito studio redatto dal ministero dello Sviluppo Economico sui cosiddetti costi di cittadinanza nelle 14 grandi aree metropolitane del Paese, vale a dire sull’esborso medio al quale sono sottoposti i residenti nelle grandi aree urbane per accedere ai servizi pubblici; il parametro di riferimento assunto dalla ricerca è di una famiglia di due adulti e un figlio col profilo di consumatori standard. Secondo i risultati di questa ricerca la città più cara l’anno scorso è stata Cagliari, dove le spese per rette di asili nido, raccolta rifiuti, acquisto di una media di 23 farmaci, due impegnative per analisi effettuate, l’abbonamento mensile al bus, i costi di acqua, elettricità e gas, le spese per andare in taxi e perfino le addizionali Irpef comunali e regionali, hanno toccato la soglia di 4.140 euro, contro una media nazionale di 3.620. La più economica, incredibili a dirsi, è stata invece Milano con appena 3.165 euro, Napoli si colloca nella fascia intermedia con una spesa che oscilla attorno ai 3.592 euro. Nel capoluogo campano l’Osservatorio Prezzi stima una spesa media di 110 euro per gli asili nido, 35 euro per ticket su farmaci e 72 per le analisi, 356 euro per abbonamenti al bus, 212 euro per il consumo di acqua, 1.702 per l’elettricità, 2.903 per il gas, 57 euro per prendere qualche volta il taxi, ben 684 euro per pagare le addizionali Irpef sia comunale che regionale.