Rifiuti, ispezione del Tribunale
Maddaloni. Via ai sopralluoghi tecnici ordinati dal Tribunale. Il tempo delle chiacchiere, politiche e amministrative, è scaduto. Sono stati sprecati sette anni all'insegna di sterili promesse su presunte bonifiche e ipotetiche messe in sicurezza. Ora, per la prima volta in Campania, deciderà la magistratura sul disastro ambientale dell'ex-Foro Boario, sull'esposizione della popolazione alle esalazioni di diossina e sull'indennizzo dei danni causati a cose (matrici ambientali ovvero aria, acqua, suolo) e a persone (residenti nell'area perimetrale della discarica urbana). La prossima settimana, inizieranno i rilievi scientifici sul sito ad opera consulenti tecnici nominati dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Su incarico del giudice Andrea Ferraiuolo, il professor Sante Capasso, docente di chimica fisica del dipartimento di Scienze Ambientali della Sun, eseguirà un «monitoraggio degli effetti della diossina». È una ricostruzione, scientifica e documentale, di tutte le vicende che hanno preceduto l'autocombustione del sito e la gestione della conseguente emergenza. Saranno rilevati tutti gli effetti prodotti da 4500 tonnellate di rifiuti urbani, divorati da un'autocombustione ininterrotta durata oltre 40 mesi. Il ckeck-up completo, corredato da una indicazione sullo studio dei venti e dalla persistenza della nube tossica, in prossimità delle abitazioni, servirà ad «accertare tutti i fenomeni riconducibili alle immissioni nocive». Il know how, tecnico e scientifico, di Capasso dovrà poi documentare se e in che misura le diossine, liberate dall'ex-sito di trasferenza, abbiano bersagliato i residenti nell'area perimetrale della ex-discarica temporanea. Al momento, è nota solo la documentazione, divulgata dai privati, che inchioda il Comune. Massima evidenza è stata data ai primi rilevamenti, condotti dall'ex-Asl Ce1 e dall'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) parlano chiaro. Rilevate «concentrazioni anomale diossina su campioni di matrici ambientali prelevate in prossimità della discarica». Le analisi e la mappatura degli inquinanti poi sono purtroppo convergenti con l'esito di indagini, condotte in piena autonomia, dalla Cicc (confederazione italiana coltivatori campani) e dal dipartimento di Scienze della Terra dell'Università Federico II di Napoli nel lontano 2006. Confermata la presenza di inquinanti nell'area perimetrale del sito (che potenzialmente potrebbero danneggiare le falde freatiche) prodotti dalle emissioni di diossine in atmosfera nonché dalla successiva caduta al suolo. L'ultima parola spetta al professor Capasso che, incrociando dati oggettivi e memoriali presentati dai privati, contabilizzerà i danni presunti arrecati ai cittadini con annessa quantificazione degli indennizzi che saranno chiesti nell'ambito del processo per procurato danno ambientale. Ma al Tribunale soprattutto interessa conoscere se c'è stata «condotto omissiva del Comune». Insomma, se gli amministratori tutti, succedutisi dal 2003 al 2008, non garantito il «diritto alla salubrità ambientale». «Se questo sarà acclarato - spiega Antonio Cuomo, presidente del comitato per la vivibilità - sarebbe la prima volta che gli amministratori sarebbero chiamati a rispondere delle proprie responsabilità in tema di emergenza rifiuti». Secondo l'accusa, retta dall'avvocato Rosaria Saveria Ferraro, in nome e per conto dei residenti, il Comune non avrebbe «provveduto, a partire dal settembre 2003, prima alla rimozione dei rifiuti» e poi all' «adozione di accorgimenti per impedire le emissioni». Così i danni oggettivi procurati alle matrici ambientali (aria, acqua e suolo) avrebbero innescato «danni patrimoniali (agli immobili e alle imprese), danni biologici, psichici, nonché la lesione del diritto ad un ambiente salubre». «Al cospetto di tre anni di emissioni di diossine - commenta Lino Martone, segretario provinciale della Cicc (confederazione italiana coltivatori campani) - non c'è bisogno di nuove indagini per certificare i danni ambientali».