Cassonetti spariti, indagine Dda: sono i raid dei clan

Svolta nell'inchiesta sui furti dei contenitori. L'accusa: sabotaggi delle cosche per speculare sull'emergenza
8 giugno 2010 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Emergenza creata a tavolino, con la complicità del crimine organizzato. È l’ipotesi che spinge la Dda di Napoli ad aprire un fascicolo sulla storia dei cassonetti della spazzatura scomparsi nel nulla. Vicenda raccontata qualche giorno fa dal Mattino, che ha come epicentro le arterie della periferia occidentale di Napoli. Fuorigrotta, Pianura, Soccavo, dove anche ieri sera sono stati denunciati incendi di cassonetti (in via Vecchia) e improvvise sparizioni (via Campanile). Scenario effervescente, si muove il pool anticamorra. Tanto che un fascicolo è stato aperto in questi giorni dal pm antimafia Antonello Ardituro, a stretto raccordo con i carabinieri della compagnia rione Traiano. Magistrato impegnato da anni sul fronte caldo dei rapporti tra camorra, politica e imprenditoria, il pm Ardituro vuole vederci chiaro. Sue le indagini che hanno svelato l’intreccio tra crimine organizzato, speculazione edilizia, interessi clientelari e finanche tifo organizzato, dietro gli scontri di Pianura nel momento più acuto dell’emergenza rifiuti in Campania. Ed è a lui che arriveranno con ogni probabilità le informative del capitano Federico Scarabello. Ma in cosa consiste l’ultimo fascicolo della Dda in materia di rifiuti in Procura? L’inchiesta punta a verificare quanto denunciato da cittadini e politici: da mesi scompaiono decine di cassonetti della spazzatura. Non accade solo nella periferia occidentale, ma anche in altre zone dell’area metropolitana. Mesi di denunce, con un inevitabile riferimento a episodi di teppismo, assalti vandalici spuri gli uni rispetto agli altri. Poi, però, il trend del fenomeno ha spinto i carabinieri a svolgere accertamenti mirati, dando inizio a un vero e proprio censimento, una mappatura dei cassonetti della spazzatura quartiere per quartiere. Dalle prime stime, l’impianto esce rafforzato: incendi, furti, rimozioni. Qualcuno - è quanto ipotizzano gli inquirenti - ha interesse a far scomparire quei cassonetti della raccolta dei rifiuti solidi urbani. Non certo per portarsi a casa dei semplici trofei, quanto per realizzare un disegno che sembra studiato a tavolino: creare caos, creare disservizio, provocare nuova emergenza. Una sorta di caos organizzato che poi si ripercuote sulla vivibilità di alcune strade di periferia che di tanto in tanto - colpa del numero ridotto dei cassonetti - tornano a riempirsi di spazzatura. Ma con quale vantaggio? O meglio: chi ha interesse a creare nuovi disservizi? Domande che sforano nel campo di ipotesi non ancora vagliate dal pm, siamo nella sfera del verosimile: l’emergenza richiama contratti di subappalto, smuove soldi cash. Emergenza vuol dire pioggia di denaro pubblico. Una storia che attende sviluppi, si lavora su un doppio livello: quello basso criminale, caccia aperta a branchi metropolitani che danno l’assalto ai cassonetti della spazzatura; e quello amministrativo, con appalti che chiamano in causa società attive nell’intera area metropolitana, in grado di supplire alle inevitabili carenze del settore pubblico, quando le strade tornano a riempirsi di spazzatura. Vicenda che va raccontata da un dato che sembra acquisito: qui, in questa storia, l’Asìa è parte offesa di una probabile regìa organizzata, tanto da offrire sin dalle prime battute investigative massima collaborazione agli inquirenti. Tanti punti da chiarire, tanti nodi da sciogliere sullo strano caso dei cassonetti spariti: una matassa che ora tocca alla Dda sbrogliare.

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