Ultimo report sulla Campania: "non balneabili" 83 km di costa

Legambiente: non bastano le denunce e gli scandali gli enti locali sono responsabili
2 giugno 2010
Fonte: Il Mattino

Ultimo report ufficiale in attesa dell’aggiornamento: in Campania quest’anno le coste che affacciano su acque inquinate passano da 81 a 83 chilometri. Maglia nera a Caserta come nel 2009 (più della metà del litorale è impraticabile), benino Salerno (off limits 15 chilometri sui 222 totali), malata cronica la costa napoletana che vede «cancellati» altri 3 chilometri di costa (quasi 40 inquinati su 245 totali). «Se si pensa - denuncia Legambiente - che un chilometro di spiaggia balneabile e adeguatamente attrezzata può garantire un fatturato annuo variabile da 2 a 4 milioni di euro, solo nell’ultimo anno si stima in almeno 164 milioni di euro il mancato guadagno per l’economia turistica della Campania». Tre, fino alla scorsa settimana, le zone del litorale partenopeo che non erano balneabili secondo i parametri dei prelievi (per un totale di 2284 metri). Rientrano i valori per le acque antistanti piazza Nazario Sauro, restano alte per quelle al largo dei bacini Sebin a San Giovanni a Teduccio e per quelle di Pietrarsa. Conferma per la zona orientale: in via di guarigione Bagnoli. Quest’anno il divieto di balneazione per inquinamento delle acque non c’è, scatta quello automatico per aree portuali o vincolate (appunto una parte di Bagnoli, Nisida, Porto Paone, la zona intorno Capo Posillipo, Mergellina, Santa Lucia, Molosiglio). Non limpida ma considerata balneabile l’acqua al largo del Tricarico a Bagnoli, di palazzo Donn’Anna a Posillipo e del lido «mappatella» alla rotonda Diaz. Marechiaro si conferma il punto con l’acqua più pulita della città. «Se andiamo a vedere l'andamento degli ultimi dieci anni - ha denunciato Giancarlo Chiavazzo di Legambiente Campania - nonostante ingenti finanziamenti, le continue denunce, gli scandali depuratori in Campania non si è riusciti a migliorare la qualità delle nostre coste. Il motivo d rimane lo stesso: gli Enti Locali, Comuni e Province, continuano a volere operare ognuno per proprio conto, campanilisticamente, invece di mettere a regime il Servizio Idrico Integrato attraverso i loro consorzi obbligatori, gli Enti d'Ambito Territoriale Ottimale».

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