Impregilo, battaglia legale sul termovalorizzatore
Impregilo attende ancora di incassare dallo Stato 355 milioni di euro relativi al termovalorizzatore di Acerra, attualmente in funzione a pieno regime. Un valore stabilito dalla legge numero 26 dello scorso febbraio che, secondo il parere dei legali del general contractor, non ha precedenti nella legislazione italiana: il provvedimento, varato in via definitiva tre mesi fa convertendo in legge il decreto del 30 dicembre 2009, definisce una sorta di «esproprio per legge di un bene che verrà pagato» senza precisare né gli interessi né la scadenza temporale. Un provvedimento considerato illegittimo, spiegano gli avvocati, sia dal punto di vista dell’ordinamento comunitario sia dal punto di vista dei principi costituzionali. Così, Impregilo ha deciso di avviare una battaglia legale per far valere i propri diritti nei confronti dello Stato debitore, presentando ricorso d’urgenza in diversi tribunali italiani. Una battaglia, spiegano i legali del gruppo, che potrebbe proseguire in sede europea qualora i giudici ne individuassero la facoltà e i requisiti. La legge del 2010, emanata dopo un lungo escursus sul caso Campania, ha visto imporre per legge - per anni e senza previsione di un termine ultimo - un enorme sacrificio finanziario alle imprese che hanno realizzato con mezzi propri un impianto di interesse strategico nazionale. Infatti, nel 2005 una legge dello Stato da un lato ha risolto i contratti di affidamento del servizio di smaltimento dei rifiuti in Campania e dall’altro ha imposto alle imprese di completare la costruzione del termovalorizzatore, per poi trasferire (2009) la proprietà dello stesso alla Protezione civile, senza alcuna forma di compensazione. Il rischio per Impregilo di non incassare in tempi ragionevoli dallo Stato il credito si fa molto più alto in quanto gli enti pubblici campani non hanno gli stanziamenti necessari. A questo si aggiunge l’iniziativa di alcuni piccoli creditori che stanno cercando di rivalersi direttamente nei confronti delle società di Impregilo, comportando l’insorgere di numerosi contenziosi. Come nel caso della ternana Cosemi (costruzioni e montaggi industriali) che ha promosso, secondo quanto risulta, un procedimento di carattere fallimentare nei confronti di Fisia Italimpianti per un credito dell’ordine di circa 250mila euro. Proprio ieri si è svolta l’udienza presso il Tribunale fallimentare di Genova sul caso, rinviata peraltro a fine giugno. L’azienda di Stroncone, in provincia di Terni, non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito. Intanto, i legali di Impregilo si attendono un verdetto prima dell’estate da uno dei tribunali dove hanno depositato i ricorsi contro la legittimità della legge 2010 per poi eventualmente procedere in sede europea a Bruxelles.