Segnali di crisi: ecco i punti deboli L’emergenza ricomincia a Pianura

Cumuli di immondizia in periferia
Al palo i termovalorizzatori e domani sciopero nei consorzi
25 maggio 2010 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Rifiuti: la crisi annunciata ormai alcune settimane fa sembra farsi sempre più vicina. I primi a parlarne furono l’amministratore delegato dell’Asia, Daniele Fortini, nell’annuale convegno di Federambiente e la commissione ecomafie nella sua visita in Campania. Poi l’allarme è stato ripreso dal commissario liquidatore del consorzio Napoli-Caserta, Gianfranco Tortorano, e dalle organizzazioni sindacali: lo sciopero dichiarato per domani dagli autonomi dei consorzi di bacino è stato evitato in extremis dall’assessore regionale all’ambiente Giovanni Romano. I segnali della crisi ci sono tutti: le strade sempre più sporche e trascurate, le continue proteste dei dipendenti, i depositi sempre più consistenti dei rifiuti ingombranti. Un caso per tutti: i mobili, gli elettrodomestici, gli infissi, depositati a Pianura proprio davanti al sito utilizzato dall’Asia per la raccolta, una mattina a settimana, degli ingombranti. I cittadini, però, non rispettano le regole e continuano a sversare in tutte le ore del giorno e della notte. L’Asia ha fatto nell’ultimo anno 100 mila ritiri, ma molti continuano a non utilizzare il servizio di prelievo gratuito. L’assessore Paolo Giacomelli ricorda: «Il comune di Napoli mette a disposizione un numero gratuito: invito tutti a chiamare sempre lì». Un invito rimasto finora inascoltato. Ma i problemi più gravi restano due: la mancata realizzazione di nuovi impianti e la carenza, sempre più grave, di fondi. Gli impianti: il piano Bertolaso prevedeva la costruzione di cinque termovalorizzatori. Ma al momento solo per quello di Salerno è in via di pubblicazione un bando di gara. Di Napoli non si parla più e la Regione non ha mai concesso al Comune i suoli per realizzarlo. Resta attivo solo il termovalorizzatore di Acerra che al momento funziona su due linee mentre la terza è in manutenzione. Problemi anche allo stir di Giugliano: dopo un revamping durato sette mesi è nuovamente in tilt a causa del mancato funzionamento di un nastro trasportatore. Gran parte della spazzatura, dunque, continua a finire in discarica senza essere stabilizzata, come richiesto, invece, dall’Europa. Il sito di Chiaiano ha esaurito più di metà della sua capacità e, se a Terzigno non sarà aperta cava Vitiello, e anche qui pesa lo stop della Ue, bisognerà pensare al più presto a nuovi siti. Per non parlare degli impianti di compostaggio che non sono mai stati bonificati e che in alcuni casi, continuano a essere pieni di ecoballe: da mesi l’Igica di Caivano chiede di poter rientrare in possesso del proprio sito, ma inutilmente. Risultato: tutto l’umido proveniente dalla raccolta differenziata viene smaltito fuori regione a costi esorbitanti: tra i 160 e i 200 euro a tonnellata. E veniamo così al problema forse più grave: la mancanza di fondi. Il liquidatore Tortorano ribadisce di non avere i soldi per pagare i dipendenti dei consorzi di Napoli e Caserta: se non interverranno la Regione e le Province a maggio i lavoratori non saranno pagati. Ma, nonostante le sollecitazioni, gli enti locali al momento non danno risposte e la crisi della Provincia di Caserta costituisce un ulteriore elemento di preoccupazione. Non sono state pagate nemmeno le ditte al lavoro nelle discariche, a cominciare dalla Ibi che gestisce le discariche di Chiaiano e Savignano ed è creditrice di più di undici milioni di euro. L’Asia, invece, è competente per gli stir di Tufino e di Giugliano e continua a versare gli stipendi ai lavoratori senza riscuotere una lira: una situazione che aggrava la già precaria situazione dell’azienda e distoglie fondi dagli investimenti per la raccolta differenziata.

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