Sicurezza e tutela dell’ambiente, nuove telecamere
Casaluce. Nove telecamere per monitorare i punti in cui vengono depositati i rifiuti. Il potenziamento del sistema di videosorveglianza, che sarà completato nelle prossime settimane, è finalizzato alla prevenzione sul fronte ambientale ma non solo. Attenzione anche alla sicurezza dei luoghi a rischio, in primis il piazzale dell’ex stazione alifana che in diverse occasioni si è trasformato in teatro di risse fra gruppi di minorenni. L’obiettivo è quello di tenere sotto controllo i posti «caldi», con l’auspicio che le telecamere si rivelino efficaci, così come accaduto a Cesa la scorsa settimana, quando un gruppo di ragazzi, dopo aver vandalizzato la piazza del paese, resisi conto di essere stati ripresi dall’occhio elettronico, si sono a autodenunciati. Ma se quelle installate dal Comune - che ha ridefinito il contratto (già stipulato precedentemente dalla commissione prefettizia) con la società che gestisce il sistema - diventeranno presto parte integrante dell’arredo urbano, è ancora presto per le telecamere previste invece nell’ambito del progetto di bonifica dei siti contaminati. Oltre a Casaluce, anche Cesa, Capodrise e Marano rientrano fra i centri oggetto di un intervento dell’ex commissariato di governo. Più di tre milioni di euro per riqualificare le aree a rischio, prevedendo anche l’installazione di un impianto di pubblica illuminazione e di un sofisticato sistema di videosorveglianza. Nonostante i continui annunci, i lavori restano al palo. E così non solo di telecamere neanche l’ombra, ma via Piro, l’arteria di quattro chilometri dove negli anni sono stati depositati rifiuti di vario tipo (dai fanghi industriali alle materie plastiche, dai residui dell’attività conciaria alle lastre di eternit) resta ancora il confine della vergogna. All’Astir spa, la struttura regionale, tocca attuare il programma di riqualificazione di una striscia di territorio, che segna il confine con Teverola e che si estende in lunghezza fino al canale dei Regi Lagni, lambendo anche i terreni dove per anni sono state svolte le attività di aziende bufaline, totalmente inottemperanti alla normativa che disciplina lo smaltimento dei rifiuti prodotti.