Nuova bufere sull'Asa, esplode il caso assunzioni

Nell'azienda sei nuovi addetti, tra cui l'ex-Ad Pescatore. La parte pubblica insorge: uno scandalo
20 maggio 2010 - Michele De Leo
Fonte: Il Mattino Avellino

L’amministratore delegato assume sei dipendenti. La parte pubblica insorge e denuncia «una vicenda scandalosa che determinerà l’assunzione di tutte le iniziative giuridiche possibili». Nuova bufera sull’Asa. A scatenare le polemiche la scelta del rappresentante della parte privata in seno al Cda, Sheila Chiusolo, di sottoscrivere nuove assunzioni davanti all’Ufficio provinciale del lavoro. Non tanto per i cinque operai - «ma non possiamo concedere condizioni di privilegio a nessuno» - che dovrebbero sostituire congiunti pronti al pensionamento anticipato. Quanto, soprattutto, per la scelta di assorbire in società - con «la qualifica di coordinatore dei servizi, una delle più alte della pianta organica» - Emiliano Pescatore, ex amministratore delegato e congiunto del socio privato. I sei sono già entrati in servizio. «Un atteggiamento indecente» lo ha definito il presidente del collegio dei liquidatori del Cosmari Av1 Walter Palermo, per una società in via di liquidazione «che agisce per una proroga e cesserà l’attività il prossimo 31 dicembre». Decisione perpetrata, tra l’altro, «senza alcuna procedura ad evidenza pubblica e senza coinvolgere il Cda: un eccesso di potere». La scelta della Chiusolo sarebbe da addebitarsi alla mancata intesa nella trattativa per la liquidazione del socio privato. Palermo ricostruisce - in una conferenza stampa alla quale partecipano anche l’ex presidente del consorzio Antonio Caputo e il numero uno dell’Asa Angelo Romano - una questione che parte dai tentativi di blitz che causarono le dimissioni del presidente della società di viale Italia. Palermo entra nel dettaglio delle forzature operate per favorire - già nei mesi scorsi - nuove assunzioni, senza mancare di sottolineare le condizioni poste dalla parte privata per uscire di scena. Il gruppo Pescatore ha prima proposto «il fitto della Irm per 9 anni, a 600mila euro annui, senza possibilità di recesso anticipato», quindi «la locazione di altre strutture del gruppo». La parte pubblica ha ritenuto «irrilevante la dotazione della struttura rispetto al prezzo richiesto ed alle esigenze della società», ritenendo pure «inaccettabile la proposta di autorizzare il trasferimento all’Asa di personale in servizio alla Irm». Di qui, la proposta di nominare un collegio per determinare il valore delle quote di recesso. Dalla rottura delle trattative alle assunzioni di lavoratori che - già nei mesi scorsi erano stati in procinto di entrare nell’organico Asa - il passo è breve. Sul banco degli imputati finiscono anche il vice presidente Fernando D’Amore e alcuni suoi comportamenti che ne avrebbero messo in discussione «l’impegno a favore della parte pubblica». «Quando - dice Palermo - dopo il ritiro dell’accettazione della delega a sottoscrivere il contratto di locazione della Irm, D’Amore propone al Cda una nuova assunzione, ho chiesto le sue dimissioni per evitare la revoca dell’incarico». Il vice presidente è ancora al suo posto e oggi dovrebbe partecipare al Cda convocato sulla vicenda, «nonostante ha fatto pervenire un certificato con cui annuncia di essere impedito per dieci giorni». Il Consiglio di Amministrazione dovrebbe deliberare le modalità di opposizione al provvedimento. «D’ora in avanti - chiosa Palermo - eserciteremo le nostre prerogative senza sconti. È finito il momento di fare affari sui rifiuti ed è arrivato quello di pensare ai cittadini, che sono costretti a pagare direttamente tutti i costi del comparto».

Romano: «Lotterò ancora». Gengaro: «Sos alla Procura»

Il nuovo «colpo di mano» ha provocato una scia di polemiche e reazioni. Il presidente Angelo Romano è rimasto in sella, tutelato e sostenuto da una reazione immediata e forte del socio pubblico. «Continuerò a lottare - dice - perchè vengano messi in atto esclusivamente comportamenti improntati all’onestà». Il numero uno della società di viale Italia non nasconde, però, delusione ed amarezza. «Abbiamo avuto un colloquio di due giorni con l’amministratore delegato - aggiunge - tentando di trovare un equilibrio condiviso, per arrivare ad una decisione nell’interesse di tutti. Due ore dopo l’incontro, invece, la Chiusolo sottoscriveva la lettera di assunzione all’ufficio provinciale del lavoro». Il presidente aveva denunciato già nei mesi scorsi i tentativi della parte privata di forzare la mano. Le sue dimissioni erano state un gesto di protesta nei confronti di decisioni che, diversamente, sarebbero passate quasi inosservate. Oggi chiede «uno scatto di orgoglio dei dipendenti dell’Asa» e ribadisce che «potrei anche condividere le assunzioni dei cinque operai polivalenti, ma l’altra è un’offesa al bisogno di lavoro diffuso che caratterizza questa provincia». Sulla vicenda interviene anche il presidente del consiglio comunale di Avellino, Antonio Gengaro che - in seguito alle dimissioni di Romano - aveva già convocato la conferenza dei capigruppo per un’audizione del presidente. «È uno scandalo - evidenzia - a questo punto è opportuno che intervenga la magistratura. Ho sempre sostenuto che un carrozzone come è l’Asa andava smantellato. Negli anni, la parte privata ha sempre badato solo ai propri interessi, mentre il pubblico ci ha rimesso, costretto continuamente a risanare i conti. L’ultima operazione posta in essere dall’amministratore delagato è la dimostrazione più eloquente». Gengaro va all’attacco. «Condanno con indignazione - aggiunge - le azioni di clientela e nepotismo perpetrate, tra l’altro, alla vigilia dello scioglimento della società e frutto della commistione tra mala politica e interessi particolari».

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