Cdr, i lavoratori scendono dal tetto «Ma non rinunciamo alle indennità»

Giugliano, riprende l'attività
Braccio di ferro con l'Asìa che ha "tagliato" le retribuzioni
20 maggio 2010 - Tonia Limatola
Fonte: Il Mattino

Giugliano. Si è conclusa ieri a mezzogiorno la protesta dei lavoratori dell’ex Cdr, chiuso per manutenzione da novembre scorso, e che ha potuto così nuovamente accogliere i camion di spazzatura per produrre ecoballe. È previsto lunedì il primo incontro del tavolo coi sindacati per discutere delle questioni sollevate dagli operai. Il collaudo, e la conseguente riapertura dell’impianto, erano slittati a causa della manifestazione dei 78 operai, che si erano alternati sul tetto dell’impianto minacciando di buttarsi giù. Per proteggere un eventuale salto nel vuoto, i pompieri avevano anche installato un tendone gonfiabile, che, per fortuna, non è stato necessario. Lo scopo dello sciopero: strappare all’Asìa, l’azienda che gestisce anche l’impianto di Tufino, il ripristino dei livelli professionali e delle condizioni economiche garantite negli anni scorsi, indennità e ticket compresi. In pratica, i lavoratori chiedono di beneficiare degli stessi diritti goduti fino al passaggio di consegne col commissariato di governo. Dal primo gennaio infatti, dopo otto anni di precariato, gli operai sono stati finalmente assunti a tempo indeterminato, ma, con grande sgomento, si sono visti tagliare il salario in misura consistente: dai 300 ai 400 euro al mese. «Per molte famiglie, con mutui accesi, è diventato impossibile tirare avanti», dicono gli operai a Giugliano. Da allora a oggi, però, la trattativa con l’azienda, portata avanti dai rappresentanti sindacali di Fiadel, Cgil, Uil, Cisl, non era riuscita a strappare condizioni migliori. Per questo era salita la tensione, con le protesre e il blocco del ciclo di produzione delle ecoballe. Ieri pomeriggio, dopo l’arrivo delle lettere con cui l’azienda annunciava provvedimenti disciplinari per l’interruzione del servizio, gli operai si sono arresi, ritornando al lavoro. Se ne è discusso anche durante un primo incontro con alcuni rappresentanti dell’Asìa, arrivati sul posto. Si apre uno spiraglio, però, con l’impegno di una nuova trattativa per rivedere le condizioni economiche dei lavoratori. Restano da sciogliere anche i nodi legati alla sicurezza dell’impianto e al monte ore lavorativo. L’impianto, infatti, non funzionerà più 24 ore, ma lavorerà su tre turni di sei ore. Motivo per il quale i lavoratori temono che presto ci saranno dei tagli del personale.

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