Scoperta choc durante i preparativi per i 150 anni dell’Unità d’Italia

Rifiuti daventi alla stele di Garibaldi

Due cassonetti e poltrone abbandonate ai piedi del monumento
19 maggio 2010
Fonte: Il Mattino

Rifiuti davanti alla stele di Garibaldi Non bastava il mercato degli stracci a due passi dalla statua che guarda dall’alto tutta piazza Garibaldi. A disonorare ancor di più la memoria dell’eroe dei due mondi alla vigilia del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, adesso, ci si mettono anche i cassonetti di spazzatura che coprono la stele dedicata all’ingresso in città del generale. Davanti alla stele degradata in corso Garibaldi, a pochi metri dal capolinea della Circumvesuviana, ci sono due cassonetti e una serie di rifiuti accatastati: cartoni, vecchi imballaggi e persino due poltrone verdi, abbandonate lì dallo sconsiderato di turno. Troppo faticoso recarsi alla più vicina isola ecologica; troppo complicato telefonare al numero verde messo a disposizione dall’Asìa per il ritiro dei rifiuti ingombranti. Più comodo abbandonarle lì, per strada, esattamente sotto la stele dell’eroe dei due mondi. La stessa stele che ricorda l’ingresso in città del generale fautore dell’Unità d’Italia, ormai fatiscente e svilita nella funzione celebrativa di ricordo della memoria. Correva il 7 settembre 1860 quando Garibaldi entrò in città diciassette giorni dopo lo sbarco in Calabria. «Alla cara popolazione di Napoli» scrisse anche una lettera: «Figlio del popolo, è con vero rispetto ed amore ch’io mi presento davanti a questo centro imponente di popolazione Italiana, che molti secoli di dispotismo non hanno potuto ridurre ad umiliare ed a piegare il ginocchio al cospetto della tirannide. Il primo bisogno dell’Italia era la concordia, il secondo l’unità della grande famiglia Italiana; oggi la Provvidenza ha provveduto alla concordia colla sublime unanimità di tutte le provincie alla ricostituzione nazionale; pel secondo essa diede al nostro paese Vittorio Emanuele, che noi possiamo da questo momento, chiamare il vero padre della patria Italiana. Rispettando la casa altrui, noi vogliamo essere padroni in casa nostra che piaccia o che non piaccia ai prepotenti della terra». Centocinquanta anni dopo, il ricordo del generale è offuscato dal degrado e dall’incuria. La piazza, già cantierata, è diventata un mercato degli stracci, il peggior biglietto da visita che Napoli può presentare ai turisti che sbarcano alla ferrovia: vengono messi in vendita panni e oggetti recuperati dai cassonetti dell’immondizia, generalmente da persone rom. Poco più in là, invece, la stele è oscurata durante il giorno dalle auto in sosta selvaggia e, ironia della sorte, serve ad indicare un punto di raccolta per la spazzatura del quartiere. Eppure ancor si legge, sulla lapide in marmo bianco, l’iscrizione «Entrando ... Giuseppe Garibaldi congiunse Napoli all’Italia».

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