Rifiuti, caccia ai fondi per pagare ditte e personale
Dovrebbero essere le Province a pagare a maggio le ditte dei consorzi di bacino che stanno smaltendo il percolato, e nel giro di pochi giorni le amministrazioni faranno anche le necessarie verifiche per trovare i fondi necessari per saldare gli stipendi dei dipendenti. È stato deciso ieri nel corso di un incontro fiume a Palazzo Salerno. Il generale Mario Morelli, coordinatore dell’unità stralcio e dell’unità operativa, ha organizzato il summit, al quale hanno partecipato anche i tecnici di Bertolaso e il neoassessore regionale Giovanni Romano, dopo aver ricevuto una nota nella quale il commissario liquidatore Tortorano ribadisce di avere «segnalato l’impossibilità di continuare a gestire, per conto delle Province, i siti di stoccaggio provvisori e definitivi in assenza del ristoro delle spese sostenute sia per la gestione che per il personale». «Non pagherò più i dipendenti del consorzio unico di bacino: non ho i soldi necessari e d’altra parte i lavoratori devono essere gestiti dalle Province», ha ribadito infatti il liquidatore. E proprio ieri il segretario della Filas Confsal, Domenico Merolla, ha inviato al presidente della Provincia e ai vertici del consorzio un comunicato in cui minaccia nuove azioni di protesta perché la Sapna starebbe procedendo a nuove assunzioni che ovviamente danneggerebbero i dipendenti dei consorzi. La stessa cosa starebbe accadendo a Caserta. La circostanza viene smentita dai dirigenti senza però riuscire a tranquillizzare i sindacati. Il tutto mentre Tortorano minaccia di rivolgersi al tribunale fallimentare. D’altra parte il liquidatore torna a ribadire, come ha già fatto più volte, di non essere riuscito a visionare nemmeno un libro contabile nonostante le ripetute richieste. E non solo: non ha potuto pagare i contributi dei lavoratori per mancanza di fondi. Né saldare i debiti con le finanziarie. Quella del personale dei consorzi è una questione estremamente ingarbugliata dietro la quale si agita lo spettro della messa in mobilità di una parte dei lavoratori. Una patata bollente che nessuno vuole tra le mani. Tortorano ha già ordinato ai responsabili dei cantieri e del settore amministrativo di monitorare le effettive esigenze dei singoli settori e gli eventuali esuberi. Contestualmente ha chiesto alle società provinciali di Napoli (SapNa) e Caserta (la Gisec) il piano industriale, che per legge dovrà essere consegnato entro giugno. A quel punto sarà possibile programmare i probabili tagli. Ma la situazione continua a peggiorare tanto che la scorsa settimana i parlamentari della commissione ecomafie l’hanno definita gravissima. I costi, infatti, continuano a lievitare. Secondo Tortorano le spese per il personale sarebbero aumentare del 20 per cento da quando nel dicembre 2008 è stata bloccata la pianta organica: come sia potuto succedere resta un mistero.