«Rompiballe», si muove il pm romano: per 25 chiesto il processo
La notizia rimbalza da Roma a Napoli, solleva perplessità e scetticismo in seno ai collegi difensivi: la Procura di Roma ha infatti chiesto il rinvio a giudizio a carico dei venticinque indagati dell’inchiesta partenopea battezzata con il nome in codice «rompiballe» (espressione che nasce da una intercettazione in cui si assiste al tentativo di tritovagliare balle di rifiuti indifferenziato, per eludere i controlli). Una richiesta per molti versi scontata, dal momento che a Napoli i 25 imputati erano stati già rinviati a giudizio prima che gli atti venissero trasferiti a Roma, per la connessione di alcuni imputati - in particolare l’ex ad di Impregilo Malvagna - con la posizione del magistrato napoletano Giovanni Corona. Ma la mossa della Procura è destinata comunque a sollevare perplessità da parte dei collegi difensivi, dal momento che gli inquirenti romani hanno deciso di non passare attraverso le notifiche degli avvisi di conclusione delle indagini, depositando «per salto» la richiesta di rinvio a giudizio. È questa la strategia adottata dal pm Caterina Caputo, che evidentemente parte dal presupposto della «irretrattabilità dell’azione penale», vale a dire della impossibilità di azzerare un procedimento penale per il quale (è il caso del fascicolo napoletano di «rompiballe») è stata già avanzata da parte della Procura una richiesta di rinvio a giudizio. Un caso che si discute mentre sono stati indirizzati nella Capitale anche i fascicoli a carico dei tre prefetti Alessandro Pansa, Guido Bertolaso, Corrado Catenacci e del pm Giovanni Corona, personaggi originariamente coinvolti nel corso del procedimento sulla gestione commissariale della crisi rifiuti. A Roma, lo scorso 28 aprile, è arrivata infatti anche la richiesta di archiviazione firmata dal procuratore Giovandomenico Lepore e dal pm Maurizio De Marco, dopo la decisione di stralciare la posizione dei tre prefetti e dello stesso pm napoletano Corona. Ma l’inchiesta «rompiballe» attende ancora un’altra decisione. L’ultimo aspetto riguarda infatti la probabile citazione diretta di Catenacci, Bertolaso e Pansa dinanzi a un giudice monocratico per un reato contravvenzionale, vale a dire per un’ipotesi di gestione illecita di rifiuti, unico aspetto di una lunga stagione investigativa destinato a rimanere ancorato nel distretto napoletano. l