Frana, corsa per svuotare il lago in quota
Il piano Bertolaso dipende dall'esito delle operazioni
Montaguto. Parte oggi, fra tante incertezze, una nuova sperimentazione per ridurre la corsa della frana. Ieri sono arrivate le attrezzature per avviare il drenaggio orizzontale. Il piede della frana sarà praticamente perforato da tubazioni che s’introdurranno fino a 30 metri di profondità. Queste perforazioni interesseranno un tratto di frana di almeno cento metri. L’obiettivo è quello d’introdursi nella vena d’acqua che scorre sotto il terreno argilloso e aspirarla. L’acqua, se finalmente dovesse arrivare in superficie, verrebbe poi incanalata e dirottata verso il fiume Cervaro, passando sotto la ferrovia. L’operazione sarà avviata sotto la diretta sorveglianza dell’ingegnere Angelo Pepe, che ha elaborato, assieme ad altri tecnici, i dati forniti dall’interferometro e dai sensori situati lungo il percorso della frana. I dati dovrebbero essere utili per capire dove è più veloce il movimento franoso e dove ci si trova a più diretto contatto con la falda acquifera. In caso positivo si potranno mantenere gli impegni assunti dal capo della protezione civile Bertolaso per la riapertura della ferrovia entro la fine del mese e il ripristino della bretella sulla statale 90 delle Puglie qualche settimana dopo. Ecco perché si guarda a questa sperimentazione con una comprensibile attesa e curiosità. La storia della frana di Montaguto è costellata, infatti, anche da errori e interventi che, sebbene condivisi da tecnici di valore, non sempre hanno dato i risultati sperati. Basta ricordare la fine che hanno fatto le pompe di aspirazione sistemate la prima volta sulle sponde del lago formatosi a quota 800 metri. Alla prima intensa pioggia finirono a valle, assieme ad una colata di fango. Stesso discorso per i pozzi di drenaggio, di cui non si hanno più tracce. Questa volta si interviene dopo nuove indagini e con una tecnologia ancora più avanzata. Fermare o ridurre la corsa della frana significa poter fornire alle Ferrovie dello Stato le garanzie per autorizzare la ripresa dei servizi sulla tratta Roma-Lecce. È vero che attualmente il tratto della ferrovia è libero dal fango, ma fa ancora impressione la parete di terreno situato appena qualche metro dietro dalla massicciata. Questo terreno non solo deve essere spostato, ma ridotto all’impotenza. Operazione in corso freneticamente per consentire al sottosegretario Bertolaso, che la settimana prossima sarà nuovamente a Montaguto, di poter fare qualche importante annuncio sull’andamento dei lavori. L’arrivo di Bertolaso è programmato, inoltre, per stabilire fino a quando i militari del genio guastatori di Foggia dovranno rimanere in zona, per saldare qualche conto con le imprese che operano da tempo, per definire gli indennizzi a coloro che hanno messo a disposizione le aree per lo stoccaggio del terreno, per un incontro con alcuni abitanti ed ambientalisti che chiedono la costituzione di una commissione di vigilanza e per definire l’iter per il progetto definitivo di messa in sicurezza dell’area. Finora è stata affrontata l’emergenza. Non si sa ancora, invece, come e con quali risorse intervenire per riportare la normalità nella Valle del Cervaro. Sul tavolo del capo della protezione civile c’è la disponibilità dei geologi campani, una ricerca dell’Università di Salerno e, da ultimo, anche dell’Università di Firenze. Da più parti si sostiene che gli interventi definitivi devono cominciare subito, già durante la stagione estiva. Anche questa è una decisione importante. Ma proprio perché coinvolge protezione civile, Anas, Ferrovie dello Stato, Autorità di bacino ed enti territoriali va presa con la prospettiva di poter contare su risorse certe. Finora, però, si è parlato sempre e solo di attingere ai fondi Fas della Campania, ma mai in quale misura e da quando.