Rifiuti: dalla Lega stop a fondi straordinari
Non solo un sostanziale (e grave) ritardo nella dotazione degli impianti per realizzare il ciclo integrato; non solo percentuali ancora insufficienti di raccolta differenziata. È il bubbone Consorzio unico - con tutto lo strascico di inchieste giudiziarie e il lungo contenzioso fatto di critiche condizioni economiche e un volume di esuberi di personale al momento difficilmente risolvibile - a preoccupare la commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle ecomafie che ieri ha concluso la due giorni di audizioni a Caserta. Davanti alla Bicamerale, presieduta da Gaetano Pecorella, sono sfilati il commissario liquidatore del Consorzione Gianfranco Tortorano, i responsabili delle due articolazioni (Napoli e Caserta), rispettivamente Forleo e Venditto, gli ex presidenti ma anche i responsabili dei vecchi consorzi di bacino, poi soppressi. Numeri, cifre e contenziosi che rappresentano - al di là delle delicate indagini giudiziarie in corso sulle assunzioni di personale, sulle presunte pressioni della criminalità organizzata e sulla gestione «disinvolta» delle risorse economiche e degli emolumenti - la disarmante condizione in cui versa l’ente consortile: 2146 dipendenti, almeno 550 esuberi, un credito certificato vantato nei confronti dei comuni pari a 140 milioni di euro dei quali però una quota del 20 per cento è oggetto di contenzioso. Eppure, questo non ha scoraggiato gli amministratori a riconoscere anche 28 ore di straordinario, superminimi, bonus e premi di produzione da 700 a 1700 euro al mese. Particolare non secondario: il Consorzio allo stato non è dotato di un piano finanziario né si capisce quando e come le due società provinciali, la Gisec per Caserta e la Sapna per Napoli, saranno in grado di subentrare con piena autonomia operativa. Ma, soprattutto: chi si farà carico della situazione debitoria e delle (eventuali) assunzioni del personale se anche le società di scopo non hanno ancora varato il piano industriale? Un dato è chiaro, ha avvertito Giovanni Fava, deputato della Lega Nord: «Non siamo disponibili a dispensare soldi a pioggia per sanare situazioni negative create da altri». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Gianpiero De Toni, senatore Idv. Una posizione che pure Pdl e Pd hanno, in sostanza, avallato pur evidenziando - con i parlamentari campani Stafano Graziano, Vincenzo De Luca, Gennaro Coronella e Cosimo Izzo - «come chi subentrerà nella gestione non potrà certo partire con la palla al piede di situazioni critiche pregresse». Da definire anche il funzionamento degli impianti di depurazione - obsoleti e inefficienti - in alcuni casi addirittura bypassati dai canali di acque reflue inquinanti che finiscono direttamente a mare. Insomma, a parte qualche lieve distinugo, le risultanze del lavoro della Bicamerale - di fronte a uno scenario da brividi - appaiono univoche tanto che lo stesso organismo bicamerale si appresta a depositare in Parlamento una relazione unitaria «in modo da dare un segnale politicamente forte». Lapidario il giudizio del presidente della commissione, Pecorella (Pdl): «Dalla visita in Campania di un anno fa è cambiato poco e non è da escludere che possiamo trovarci di fronte a un’altra seria crisi. Continua a sussistere nel Casertano e anche nel Napoletano un sistema di illegalità non solo all’esterno ma anche all’interno delle istituzioni». «L’avevamo detto da tempo - chiosa Alessio Bratti, capogruppo del Pd - l’emergenza rifiuti in Campania non è mai finita. Cosa ha intenzione di fare il governo a proposito? Chiederemo al più presto un’informativa in aula del ministro all’Ambiente Stefania Prestigiacomo».