L'Anci: "Trasu, i Comuni rischiano il collasso"
«Non fermiamo la nostra protesta, qui si rischia un collasso operativo e finanziario». Combattivo l’assessore al bilancio del Comune di Salerno Franco Picarone, padrone di casa nel primo comitato direttivo Anci Campania sul decreto 195 che a capodanno mise fine all’emergenza rifiuti. Come pure il suo ospite principale, ieri mattina a palazzo di città, il presidente regionale dell’associazione Nino Daniele: «Siamo già in fase di mobilitazione più che di discussione. La situazione è di sostanziale ingestibilità». Questione di poco, assicurano entrambi, e gli effetti del decreto si sentiranno nelle casse dei Comuni, quelli piccoli soprattutto. Al di sotto dei 5mila abitanti in provincia di Salerno ce ne sono 108. In prima fila, nella sala del Gonfalone, c’è, per esempio, Domenico Nunziata, primo cittadino di Salvitelle. La sua proposta trova il favore dei colleghi di Auletta Carmine Cocozza, di Bellosguardo Geppino Parente: «Uniamoci». Questione di costi: le spese per i servizi da assicurare sono uguali per tutti all’interno della futura società provinciale, non conta il numero degli abitanti, nè la capacità di raccolta differenziata. «Se non siamo ancora al collasso - avverte Daniele - è perchè il decreto è stato promulgato con un certo ritardo. Abbiamo ancora una possibilità di discussione e di ripensamento. Facciamolo». Il risultato è un documento che sottolinea che l’emergenza non è terminata, che il decreto ne sposta sui cittadini i costi, che manca un piano industriale che li spieghi, che manca la concertazione con i Comuni, che c’è confusione anche nel piano regionale rifiuti, che c’è bisogno di tariffe certe entro il 30 giugno, che le discariche sono quasi sature, che le tariffe crescono e non ci sono incentivi sulla raccolta differenziata. È questo il senso della prima riunione dell’Anci sull’argomento, le altre si terranno negli altri quattro capoluoghi di provincia. L’occasione è l’avvicinarsi dei consigli comunali in cui si dovranno approvare i bilanci di previsione. In quell’occasione sarà reso noto ovunque l’aumento della Tarsu, sicuro, pesante come un macigno. E allora il direttivo Anci chiede: di essere convocato dalla Giunta regionale, di aprire un tavolo di discussione con la Provincia. E avverte: di ricorrere al Tar perchè considera illegittime le tariffe sullo smaltimento e incostituzionale lo spostamento dai Comuni alle Province della riscossione gestione della Tarsu. Primo punto del percorso contorto è la legge dell’anno scorso che obbliga i Comuni a coprire integralmente il costo del ciclo rifiuti con la Tarsu pena la nomina di un commissario ad acta con lo scioglimento del consiglio comunale. Secondo punto la legge che impone, in via provvisoria, di calcolare la Tarsu sulla base di due distinti costi: uno elaborato dalle Province, tramite le società provinciali, che forniscono ai singoli Comuni le indicazioni degli oneri relativi alle attività di smaltimento o recupero dei rifiuti, e uno elaborato dai Comuni indicante gli oneri relativi alle attività di raccolta, spazzamento e trasporto dei rifiuti e smaltimento e recupero della raccolta differenziata. Picarone dice: «Rischiamo un collasso finanziario per la gestione di tutto questo. Chi paga questo sistema? E come faremo ora che esploderà una nuova emergenza rifiuti, visto che le discariche sono al limite? La sistuazione è complessivamente grave e questa è materia che genererà malessere sociale. Le Province non hanno nessuna competenza nè in materia di entrate nè di gestione Tarsu; i Comuni conoscono i problemi del territorio rispetto alla Tarsu, tassa molto difficile da gestire; è stato frettoloso ed esagerato da parte del commissariato di governo smettere i panni dell’emergenza, mentre è venuto meno il contributo per l’organico e quello per i lavoratori dello smaltimento rifiuti. Non solo, la tassa non distingue tra chi è più o meno virtuoso. Si tratta di ricalcolare il carico tributario dei cittadini e aumentare la tassa. Un sistema che porta tutto sulle spalle dei cittadini. È chiaro - spiega Picarone - che dopo tanti anni di emergenza la fine del periodo doveva arrivare, ma doveva arrivare in presenza di piani. Invece: la società provinciale non c’è ancora, i consorzi sono commissariati, ma continuano a garantire servizi. A Salerno la raccolta differenziata è passata dall’11% al 75% con la gestione della nostra società. Ora la società provinciale dovrà gestire tutto in un unicum e i Comuni saranno completamente estromessi. Mentre a livello nazionale scompaiono gli Ato, in Campania ci si inventa una società provinciale che fa tutto».