Rifiuti e veleni nel parco dei Camaldoli
Nove persone indagate
Rifiuti speciali. Acque nere provenienti dall'espurgo dei pozzi sversate in un'area di proprietà del Comune all'interno del Parco dei Camaldoli. Ovvero, la premessa di un possibile disastro ambientale. Nove le persone che hanno ricevuto un avviso di conclusione indagini dal pm di Napoli Vincenzo Ranieri. Si tratta di imprenditori attivi in svariati settori. Dalle indagini, condotte dalla guardia forestale, è emerso che il titolare di un'azienda per la lavorazione dei marmi si era di fatto impadronito del terreno comunale. Non solo vi sversava i rifiuti della sua azienda ma consentiva anche ad altri di scaricare abusivamente. L'uomo aveva inoltre realizzato un manufatto abusivo su suolo demaniale. Nel corso delle indagini gli uomini della forestale hanno realizzato fotografie e filmati per documentare l'illecito smaltimento dei rifiuti. L'area, di circa 6 mila metri quadri, è stata sequestrata su disposizione del gip collegiale, come prevede il decreto Berlusconi sui rifiuti in Campania. Sequestrati anche quattro automezzi. Sono ancora in corso approfondimenti per capire se sussistano responsabilità omissive da parte di funzionari comunali. L’area, ha spiegato il procuratore aggiunto Aldo De Chiara, era stata «dimenticata» per circa 30 anni. Il reato contestato è quello di inquinamento ambientale per raccolta, smaltimento e trasferimento di rifiuti speciali (scarti edili, residui di marmo, di taglio e potatura di vegetali, liquami provenienti da espurgo di fogne) sulle colline dei Camaldoli, in località Rotondella, area protetta del parco regionale dei camaldoli. Si tratta di una zona vincolata, un’area demaniale di proprietà del comune (di circa 6mila metri quadrati), accanto ad altri mille metri quadrati dove c'è il capannone della ditta di lavorazione del marmo. Ora le indagine dovranno valutare eventuali responsabilità omissive di funzionari comunali. Nei pressi della discarica, sempre su suolo demaniale, si sta costruendo una scuola elementare. Il procuratore De Chiara ha sottolineato l'aspetto ambientale della vicenda: il parco è il più grande polmone verde della città, circa 350 ettari. L’inchiesta è nata dopo una segnalazione. I forestali hanno effettuato un controllo nella zona scoprendo all'interno del bosco un cospicuo taglio di castagni. Lo spazio creatosi in mancanza di piante ha permesso di notare due grossi cumuli di materiali di risulta: scarti di rimozioni edili, pietre di tufo, pietra lavica, scarti di marmo, pneumatici, rifiuti speciali, scarti di taglio e potatura di una società che si occupa di giardinaggio. Successivi appostamenti hanno poi permesso di documentare anche con un video gli sversamenti illegali. Per accedere al sito è necessario attraversare un terreno adiacente dove c'è una fabbrica che lavora il marmo. Il proprietario è stato raggiunto dai provvedimenti del tribunale. In totale per nove persone è scattata l’accusa di inquinamento ambientale.