L’impianto termoelettrico Ancora un punto a favore di Comune e Provincia

Centrale, arrivano gli ispettori del ministero

Troppe case nell'area individuata? I funzionari del dicastero dell'Ambiente vogliono vederci chiaro
8 maggio 2010 - Piera Carlomagno
Fonte: Il Mattino salerno

Arrivano gli ispettori del ministero dell’Ambiente per un sopralluogo sull’area dell’ex Ideal Standard, che dovrebbe ospitare la centrale termoelettrica di Energy Plus. Lo annuncia una nota del ministero inviata a palazzo di città a proposito dell’autorizzazione integrata ambientale che, in seguito all’ultima conferenza dei servizi, era apparsa già meno scontata. L’opinione «prevalentemente negativa» del ministero, così come riferirono sia dall’assessore comunale all’Ambiente Gerardo Calabrese, che quello provinciale Giovanni Romano, è legata anche a quel passaggio che parla di «inesistenza di abitazioni» in un raggio di 600 metri dal punto individuato per la costruzione. Il Comune di Salerno calcola che in quel raggio di metri sono presenti invece ben 738 abitazioni e l’assesore Calabrese ritiene che è questo il dato che il ministero rileverà nel suo sopralluogo e che impedirà di dare l’autorizzazione ambientale alla Energy Plus. Vittoria che già pregustano gli ambientalisti e gli enti locali compatti contro la realizzazione dell’impianto, mentre il ministero ha invitato la società napoletana Energy Plus a presentare osservazioni su questa materia corredate da documenti, entro dieci giorni. Tutto prima che possa arrivare il diniego formale. Per l’assessore Calabrese si tratta di un passaggio formale, dal momento che Energy Plus, ritiene, non potrà fare nessuna osservazione carte alla mano in presenza di calcoli ben precisi e di cifre incontrastabili. Il 6 aprile la Energy Plus doveva già aprire il cantiere per la realizzazione della centrale termoelettrica, ma un ulteriore decreto aveva spostato di 90 giorni la data di inizio dei lavori. Se ne riparla il 6 luglio. La fine dei lavori è ora prevista il 6 luglio 2013, l’inizio del funzionamento dell’impianto il giorno dopo: 7 luglio 2013. Il motivo di questa proroga è da ricercarsi in una clausola del primo decreto che stabiliva che il termine non sarebbe stato valido in caso di mancato riscontro ad eventuali richieste fatte dalla Energy Plus per completare la pratica prima di cominciare i lavori. Il giorno 8 aprile cominciò a Roma, presso il ministero dell’Ambiente, la conferenza dei servizi per il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale. Per la società parteciparono alla riunione l’ingegnere Marco Virdis, l’avvocato Ambrogio Papa e la dottoressa Raffaella Testa, tutti i rappresentanza del gestore e del costruttore. Parteciparono, invece, in rappresentanza del Comune di Salerno, l’assessore all’Ambiente Gerardo Calabrese e i suoi tecnici, e in rappresentanza della Provincia di Salerno, l’assessore Giovanni Romano e i suoi tecnici. Fu chiesta la sospensione di tutto in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato che, il 20 aprile, in risposta al ricorso avanzato contro la delibera del Tar Lazio che aveva dato ragione alla Energy Plus, offrì un altro parere favorevole agli ambientalisti. Sia per il Comune che per la Provincia i temi dell’opposizione al progetto sono da sempre l’inadeguatezza del sito e l’individuazione della stessa area per la realizzazione del termovalorizzatore. I termini dell’autorizzazione erano già stati prorogati una volta, dal 10 dicembre del 2008. Il decreto parla di «costruzione ed esercizio di una centrale a ciclo combinato alimentata con gas naturale di potenza pari a circa 780 megawatt e da realizzarsi nella zona industriale del Comune di Salerno». In quella conferenza dei servizi, Comune e Provincia ottennero anche che la società adeguasse gli impianti per limitare ulteriormente le immissioni in atmosfera di ossido di azoto, elementi che avrebbero impedito l’avvio in tempi brevi dei lavori della Energy plus, come si augurarono gli assessori che fecero passare una richiesta di ulteriore adeguamento dell’impianto ai limiti di emissione in atmosfera degli ossidi di azoto. Così come progettato l’impianto emetterebbe 2o milligrammi di azoto, le amministrazioni locali hanno richiesto che si arrivi alla soglia dei dieci milligrammi. A sostenere questa richiesta anche la Regione Campania. Si decise anche che l'impianto sarebbe stato assoggettato al Via e non solo all’Aia. Al tavolo romano anche il ministero della Salute diede parere contrario. A quel punto il presidente della conferenza aveva chiuso il verbale con un parere «prevalentemente negativo». Ora la visita degli ispettori potrebbe chiudere la partita sull’Aia.

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