Danni a bronchi e polmoni, più esposti bambini e asmatici

L'agronomo: una sostanza capace di resistere nel suolo anche per centinaia di anni
6 maggio 2010 - Gaty Sepe
Fonte: Il Mattino

A Giugliano c’è chi pensa che stare chiusi in casa a fumare una sigaretta possa essere quasi più salutare che fare una passeggiata all’aria aperta. A Giugliano, come in altri comuni dell’area a nord di Napoli e Caserta, la diossina è stata ritrovata addirittura nel latte materno. Diossina, appunto, la sostanza chimica - inquinante e cancerogena - prodotta anche dalla combustione di rifiuti, soprattutto da quelli di materie plastiche, soprattutto se questa viene fatta in maniera incontrollata e a basse temperature. «Il problema principale dei roghi di rifiuti - spiega Fabrizio Adani, professore Associato di Chimica del Suolo presso la facoltà di Scienze Agrarie dell’Università di Milano, - è proprio la produzione di diossina: negli inceneritori, infatti, la combustione avviene a temperature molto elevate e in maniera controllata, cosa che non accade nel caso dei rogghi per strada. Il caso del Giuglianese, d’altronde è stato oggetto di studio anche da parte dell’Oms. I danni derivanti dalla persistenza di questa sostanza non riguardano però soltanto la salute dell’uomo ma anche l’ambiente e in particolar modo il suolo. La diossina - continua l’esperto - è infatti una molecola capace di persistere addirittura per centinaia di anni. Inoltre, essendo liposolubile, riesce facilmente, attraverso l’erba, ad entrare nel ciclo vitale tant’è che è stata ritrovata, periodicamente, in diversi alimenti, dal latte, alla mozzarella, alla frutta. È una sostanza che non degrada e quindi, secondo quanto sostengono gli ecotossicologi, è ormai ubiquitaria, è presente dappertutto, anche sui mobili all’interno delle abitazioni». Ma può essere necessario bonificare i suoli? E come e in quanto tempo si può eliminare la diossina dal terreno? «Gli interventi di bonifica - spiega ancora Adani - diventano necessari quando, in base ad un attento programma di monitoraggio continuo di un’area, si accerta che vengono superati certi livelli. In questo caso l’area va messa in sicurezza e poi si procede alla bonifica. Il sistema più semplice ed economico per eliminare la diossina è quello che utilizza tecniche biologiche impiegando microrganismi capaci di degradare la sostanza. Ma l’intervento principale - conclude - deve essere eliminare questo fenomeno, fare in modo che nessuo possa più bruciare rifiuti tossici agli angoli delle strade». «Le iniziative politico-sociali per reprimere il fenomeno - spiega il professore Francesco Bariffi, pneumologo - sono l’unica valida misura di prevenzione di questo insidioso inquinamento atmosferico. Andare in giro con la mascherina non serve a niente anche perché si tratta di particelle talmente piccole che non è in grado di filtrare». Ma chi e che cosa rischia vivendo in ambienti esterni in cui viene immessa diossina? «Per fortuna, il fatto che i rifiuti vengano bruciati all’aperto fa sì che la diossina si diluisca nell’aria e non raggiunga alti livelli di concentrazione nell’atmosfera. Ma respirarla è comunque dannoso per i bronchi: qualsiasi tipo di fumo da combustione ha infatti un’azione irritante sull’apparato respiratorio a causa della presenza del corpuscolato. I più esposti, ovviamente, sono i bambini, soprattutto gli asmatici».

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