Discarica abusiva nell’ex asilo di Telefono Azzurro
L'appello di Telefono Azzurro arriva dal cuore del Rione Conocal. È una delle zone più abbandonate di Ponticelli, conosciuta per l'alto tasso di concentrazioni malavitose, quella che non vuole arrendersi al degrado. È via Chiaro di Luna, la strada dove non esiste più la scuola di infanzia del quartiere e, al suo posto, campeggiano fabbricati deserti, divenuti un'enorme discarica abusiva. Sono almeno dieci anni che il plesso scolastico, costituito da due prefabbricati circondati da un ampio cortile, è rimasto «orfano» fino al passo compiuto da Telefono Azzurro Cam di Napoli. Un progetto avviato grazie agli sforzi del commissariato di Ponticelli, impegnato in una raccolta fondi per dare nuova linfa vitale al vecchio plesso e a tutto il quartiere. «Abbiamo rilevato uno dei due fabbricati circa cinque anni fa, attraverso il comodato d'uso col Comune, per creare la casa Azzurra da destinare ai bambini con attività formative e ludiche -spiega Emilio Venditti, presidente di Telefono Azzurro Napoli- ma tutti i lavori da noi eseguiti rischiano di restare solo un sogno». L'edificio «adottato» è stato bonificato, riqualificato e messo in sicurezza, ma sta ripiombando nel degrado, perché il progetto è stato sospeso per mancanza di fondi. «Il commissariato di Ponticelli ha messo in campo un torneo coinvolgendo i carabinieri di Poggioreale e la polizia municipale di Volla e Sant'Anastasia, realizzando quattro edizioni e devolvendo tutto, circa 75mila euro, a Telefono Azzurro per il progetto che consideriamo un'importante chance di legalità per il territorio», spiega il dirigente Luciano Nigro. «Un aiuto fondamentale, quello del commissariato perché l'area è una bomba a orologeria pronta a esplodere tra vandalismo e rifiuti- spiega Luigi Giliberti, responsabile del sindacato inquilini della zona- il Comune se ne è lavato le mani, aggravando la situazione dei tanti minori a rischio presenti e abbandonati, ma anche l'uso dei fondi di Telefono Azzurro è discutibile visto che ancora il problema è irrisolto e i lavori sospesi». La prima pietra è stata posata, ora Venditti «chiede a istituzioni, associazioni e privati di aiutarci per non far morire questo sogno».