Allarme salmonella, scattano i controlli anche sui fiumi irpini

Contaminazione possibile per i cibi, i risultati delle analisi la prossima settimana
17 dicembre 2009 - Rosa De Angelis
Fonte: Il Mattino Avellino

Cibo a rischio. Partono i controlli dell’Arpac di Avellino su fiumi e torrenti contaminati dalla salmonella. I tecnici dell’Azienda regionale per la Protezione ambientale di Avellino sono al lavoro per valutare la presenza dell’agente batteriologico nei corsi d’acqua della provincia. I risultati delle indagini microbiologiche sono attesi per la prossima settimana. Si tratta di un controllo a campione mirato, concentrato nelle zone ai confini tra il Beneventano e l'Avellinese. Nel mirino dei tecnici gli scarichi urbani che potrebbero essere stati contaminati dalla salmonella. Mentre il capoluogo sannita è già corso ai ripari, è scattato l'allarme anche ad Avellino. Nei giorni scorsi il presidente della Provincia di Benevento, Aniello Cimitile, ha emesso una ordinanza per il divieto di prelievo e utilizzo, su tutto il territorio provinciale, delle acque dei fiumi Calore, Sabato, Ufita, Volturno, Fortore, Isclero e Tammaro, a valle dell'invaso di Campolattaro, e dei torrenti Tesa, Serretelle, Titerno, Tammarecchia e S. Nicola. Il provvedimento vieta l'utilizzo dell'acqua a scopo irriguo per le coltivazioni ortofrutticole destinate al consumo umano e animale, a scopo zootecnico o per abbeveraggio di animali, fino alla risoluzione delle contaminazioni rilevate. L'attenzione è puntata soprattutto sui depuratori comunali e sugli eventuali scarichi abusivi. L'ordinanza è stata emessa dopo una comunicazione della Asl di Benevento con la quale è stata evidenziata la presenza di salmonella nelle acque. La contaminazione potrebbe riguardare anche Avellino. Tra i fiumi interessati ci sono infatti il Sabato e il Calore. Per Domenico Policicchio, responsabile della Nutrizione dell’Asl di Avellino, se l’acqua contaminata fosse utilizzata per le coltivazioni e l’allevamento «ci sarebbero rischi per la salute pubblica». In questo caso «il batterio, trasmesso attraverso il cibo, verrebbe neutralizzato solo con una cottura ad almeno 60 gradi». Più cauto il direttore dell'Arpac irpina Nicola Adamo: «C’è un’attenzione più che un allarme. Si tratta di acque non potabili, il rischio è estremamente limitato». Il direttore dell’Arpac esclude che l’acqua, anche se contaminata, possa essere usata per le coltivazioni. «In questo periodo - spiega Adamo - non ci sono usi irrigui nell'agricoltura, quindi il rischio è pari a zero».

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